Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Un film sopravvalutato. Omaggio spudorato a La dolce vita di Fellini con Toni Servillo a metà strada tra Gian Maria Volonté e Marcello Mastroianni, meno sopra le righe del solito. Verdone è stato sciupato dal regista e cioè usato male. Quella presa in giro della performance art con la donna che sbatte la testa contro il muro è un volgare riferimento a Marina Abramovic che è molto più artista di Sorrentino. Il primo Sorrentino era più personale. Con Il divo voleva essere Elio Petri con This must be the place voleva essere i fratelli Coen e qui vuole essere Fellini. Può far finta di essere modesto ma i suoi ultimi film trasudano presunzione in un modo allucinante. Poi diciamo una cosa: le scene in discoteca sono esageratamente lunghe. Per grazia ricevuta FIAT. E chi capisca capisca. Mezza stella come spronamento a tornare personale.
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