Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Nella profonda provincia americana, dove il ritrovo al bar è una delle espressioni supreme dell'essere, alcuni bambini cominciano a sparire uno dopo l'altro. Si mormora che dietro ci sia la mano del "Tall Man" - versione yankee dell'uomo nero - ma le cose, ça va sans dire, sono molto più contorte di quanto sembrano. Un'infermiera (Jessica Biel) indaga, o meglio: si agita in una spirale di eventi che assomiglia più a una gara a chi depista meglio lo spettatore.
Pascal Laugier, qui alla sua prima trasferta americana, lascia il perturbante di Martyrs a casa, ma non rinuncia alla sua passione per lo smascheramento narrativo: ogni volta che pensi di aver capito, sei appena caduto in un'altra trappola. Lo spunto iniziale strizza l'occhio ad Agatha Christie, ma la sceneggiatura si diverte a sparigliare le carte, rendendo l'enigma più indecifrabile che inquietante. Il problema non è tanto la confusione, quanto il fatto che il film si prende terribilmente sul serio, mentre ti porta per mano verso una morale sociologica degna di un opuscolo ONU sulla tutela dei minori. Siamo dalle parti di un thriller sociale travestito da horror - con bambini rapiti non da demoni, ma da una rete underground che rieduca e redistribuisce, come se Robin Hood si fosse laureato in pedagogia. Ma tra psicologia d'accatto, personaggi monodimensionali e una fotografia grigio-funebre, il film sprofonda sotto il peso della sua stessa ambizione. E quando, nel finale, sfonda la quarta parete per restituire a te spettatore il compito di decidere se "questo sia davvero meglio", ti resta il sospetto che The Tall Man sia in realtà solo un pasticcio travestito da parabola.
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