Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Cinico e violento come pochi, quindi non per me. D'accordo, è girato benissimo, ma in molte scene mi si contorceva lo stomaco. Non so cos'avesse nel cuore Penkipah, né se ce l'avesse affatto. Per lui la vita era un ammazzarsi continuo, un odio continuo, un egoismo assoluto, il tutto fatto con grande naturalezza e spensieratezza. Qui poi vediamo una vera e propria banalizzazione della morte, sia per chi uccide (alle spalle, a sanque freddo, a tradimento, senza problemi...) che per chi muore (come il ragazzo occhialuto nella casetta all'inizio). La fede cristiana Penkipah la vedeva come un'assurdità ipocrita e contradditoria. Non mi stupisce. Neppure i bambini si salvano: giocano col cappio della forca come se nulla fosse. Diciamo che Pekinpah è un Altman violento (perché entrambi erano molto, molto cinici). Lo so che questo film faccia andare molti in brodo di giuggiole, ma perché ciò accada bisogna mettersi della polvere da sparo sul cuore e farla bruciare col sigaro. Poi non si sente più nulla.
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