Espandi menu
cerca
La parola ai giurati

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

Recensioni

L'autore

steno79

steno79

Iscritto dal 7 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 247
  • Post 22
  • Recensioni 1817
  • Playlist 106
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La parola ai giurati

di steno79
9 stelle

Notevole opera prima di Sidney Lumet con quello che rimane forse il miglior film di tutta la sua lunga carriera, "La parola ai giurati" ha avuto giustamente molti elogi per l'intelligenza della scrittura, basata su un dramma televisivo di Reginald Rose da lui stesso adattato per il cinema, che riesce a proporre un "dramma da camera" pregnante e ricco di tensione emotiva e di interrogativi etici che scuotono la coscienza dello spettatore sul delicato compito dei giurati nell'emettere il verdetto di una causa giudiziaria. Il film non risulta mai noioso grazie a dialoghi acuminati, una regia dinamica e un cast eccezionale dove ciascuno dei dodici giurati riceve un accurato ritratto psicologico. Henry Fonda dimostra ancora una volta la sua classe recitativa con un personaggio che ha il potere di destabilizzare le certezze monolitiche degli altri giurati: la sobrietà della sua performance è ammirevole e conferma un talento troppo a lungo sottovalutato ad Hollywood. Fra gli altri attori spiccano Martin Balsam, Jack Warden e soprattutto Lee J. Cobb che sembra quasi rifare il suo "cattivo" di "Fronte del porto" con indubbio vigore interpretativo, qui alle prese con dilemmi morali che derivano da un'esperienza fallimentare di padre che il personaggio vorrebbe scaricare in maniera vendicativa sul ragazzino imputato di soli 18 anni. Il film vinse un meritato Orso d'oro al festival di Berlino. Si tratta di una pellicola che conserva un importante valore sociologico e di denuncia di un certo conformismo della middle class che nei casi peggiori sfocia nel razzismo, ma oltre ai tanti pregi della scrittura di Rose nella caratterizzazione dei personaggi, si raccomanda anche e soprattutto per una regia incredibilmente matura per un film di esordio, capace di tenere sempre alto il coinvolgimento dello spettatore grazie ad un magistrale utilizzo delle risorse del linguaggio cinematografico, e in particolare a riprese sempre più serrate che esaltano la claustrofobia dell'ambientazione nel raffinato bianco e nero di Boris Kaufman.

Voto 9/10

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati