Regia di Sam Wood vedi scheda film
Tre allegri scapestrati giungono nei modi più improbabili alla grande opera di New York, dove troveranno fortuna.
I leggendari fratelli Marx hanno fatto sognare intere generazioni, venute dopo le guerre, subentrate ai conflitti del ventesimo secolo, generazioni desiderose di ridere, non di sorridere, bensì di piangere dal ridere dopo tanto odio. Ed essi erano quelli che meglio potevano esaudire questo desiderio recondito, perché messo sempre al bando dall’innata virilità incondiscendente di quelle stesse generazioni. I loro film sono leggenda, e forse proprio la loro sdrammatizzazione della vita reale è bastata a frenare quegli impulsi mascolini di discriminazioni razziali e pregiudizi innati. Perché tutto è innato nell’umanità, quindi, innata, deve esserlo per forza anche la comicità, la cognizione di ciò che è storicamente necessario e la forza di divertire, di questi tre fratelli dal cognome assolutista e dal grande cuore.
“Una notte all’opera” rappresenta un esempio invidiabile di film perfetto, perché da un lato emoziona in ogni suo fotogramma e dall’altro sa essere tecnicamente incommensurabile in ogni suo fotogramma, dunque ecco presentato già uno dei miracoli di questi fratellastri, che guidati dall’abile Sam Wood, raggiungono momenti di comicità estrema, di certo indimenticabile.
Inutile dire che se il cinema comico esiste ancora oggi, lo dobbiamo in gran parte a questi tre personaggi, dei quali il leader, Groucho, rimane icona insostituibile del trio, da lui sempre orchestrato meravigliosamente, e della prima grande comicità demenziale o estremamente divertente.
La leggenda dei fratelli Marx appartiene ormai a un sogno, di vita e altra vita, quello che cerca di ricreare il cinema comico d’oggi per intenderci, ma che non riesce nemmeno ad entrare nell’anticamera, prima di tutto populistica, di questo grande, interminabile sogno.
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