Regia di Burt Topper vedi scheda film
I titoli di testa con i motociclisti che apparendo dall'orizzonte come un miraggio compongono un lungo fronte nel riflesso di calore del deserto, e "Swing Low, Sweet Chariot" di Bill Medley, sono da antologia e dato il periodo d'oro dei "film di strada" lo apparentano come pochi per plasticità figurativa grazie anche alla ballata, e fotografica, al finale di "Electra Glide" (Electra Glide in Blue) (1973) di James William Guercio, con "Tell Me" di Terry Kath.
Per invece lunghi tratti sullo schermo, "The Hard Ride" sembra il film di motociclisti più psicologico e contemplativo mai realizzato, perché il protagonista Robert Fuller e la protagonista Sherry Bain trascorrono gran parte del film percorrendo sulla moto pacificamente sottolineati dalla splendida colonna sonora, i suggestivissimi luoghi del Parco Nazionale di Yosemite, o godendosi romantici idilli in panoramici accampamenti e bivacchi lungo la strada. Inoltre, la narrazione generale del film è intrinsecamente introspettiva, perché Fuller interpreta un veterano del Vietnam che analogamente al Dennis Hopper di "Tracks-Lunghi binari di follia" (1976) di Henry Jaglom, onora le ultime volontà di un commilitone caduto prendendosi cura della motocicletta del soldato morto, soprannominata "Baby", e radunando come Peter Fonda per Bruce Dern ne "I Selvaggi" (The Wild Savage) (1966) di Roger Corman, gli amici dell'uomo per una cerimonia funebre. "The Hard Ride" occupa peròuno spazio peculiare tra i normali eccessi dei film di motociclisti e le qualità più meditative di un dramma incentrato sui personaggi come poteva essere in questo senso il migliore di tutti, "Violence"(Born Losers)(1967), di Tom Laughlin. Detto questo, "The Hard Ride" è sotto molti aspetti spesso insufficiente nella regia di Burt Topper, quindi forse è meglio pensare al film come un nobile tentativo di dare a un film di exploitation un tocco in più, che però avrebbe potuto essere ancora più meritevole. Fuller, una star televisiva veterana perfetta e carismatica, sempre credibile anche nelle scene di scontri, interpreta Phil, il marine appena congedato. Tornato nella regione natale sulla costa occidentale del suo defunto amico Terry, a Phil viene lasciato in eredità il costoso e ricercato chopper di nome "Baby" e gli viene affidato l'incarico di organizzare il funerale di Terry. Phil si mette in contatto con la fidanzata cameriera di Terry, Sheryl (Sherry Bain), e insieme iniziano una lunga ricerca per ritrovare un motociclista di nome Big Red (Tony Russel), poichè Terry ha richiesto la presenza di Big Red al suo funerale. Come prevedibile, Phil e Sheryl si legano sentimentalmente, e ne conseguono problemi con la banda di Big Red e altre bande di motociclisti che vogliono la preziosa moto di Terry e ora di Phil, oltre che con degli adolescenti combinaguai. Scritto e diretto come detto da Burt Topper, che vantava una lunga carriera nel cinema di serie B, "The Hard Ride" si apre e si chiude alla bella sequenza del funerale come un film d'autore, con inquadrature enigmatiche montate rapidamente mentre il grande Bill Medley (dei Righteous Brothers) canta ancora sui titoli di coda la sua iconografica ballata "Swing Low, Sweet Chariot" della colonna sonora. Con queste vivide scene,, "The Hard Ride" rimane a galla. E sebbene la vivace Bain vanti un fascino femminile notevole, che rappresenta un piacevole cambio di ritmo rispetto alle attrici normalmente ingaggiate per decorare i film di motociclisti, Fuller pur bravo è in ruolo di decorato e ufficiale, che deve essere per la prima parte del film abbastanza gelido, non generando mai calore emotivo. Ancora, "The Hard Ride" oscilla indeciso tra il pulp di genere cinematografico, e la serietà di un dramma vero e proprio. (Ad esempio negli alleggerimenti come quando il film si assesta sui colorati ritmi propri da film di motociclisti, come quando Big Red dice così: "Se iniziamo a fare a botte, ci saranno un sacco di teste e macchine rotte.") In definitiva, The Hard Ride è ammirevole e allo stesso tempo non convince appieno: nel tentativo di fare ancora qualcosa di più, il film finisce per mancare il passo di affondo, finale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta