Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Intorno alla fine del XXI secolo, un'equipe di ricercatori - accompagnata da un robot dalle sembianze umane (Fassbender, qui in versione bionda) - si reca su un pianeta a caccia delle prime forme di vita umana. Quello che troveranno sarà invece una galleria degli orrori, una specie di museo delle cere in CGI, dove andranno incontro a una morte violenta (e talvolta involontariamente comica).
Dopo Alien e Blade Runner, Ridley Scott torna nei territori della fantascienza horror - dove tutto luccica, tranne la sceneggiatura - e compie un'impresa titanica, almeno sul piano degli effetti speciali, delle scenografie e delle improvvise virate narrative (che però più che sorprese sembrano scorciatoie). Il gusto per lo splatter deborda e i fantasmi di Alien - di cui Prometheus sembra un prequel - riaffiorano con prepotenza, ma senza l'angoscia originaria. Il problema è che, come spesso accade nel cinema di Scott versione manierista, l'apparato visivo si divora tutto il resto, compresa la trama, che risulta spesso ellittica, pretestuosa e a tratti prossima all'auto-parodia. Alcuni personaggi sembrano scelti apposta per farsi uccidere in modo spettacolare, mentre la deriva filosofica (sull'origine della vita, la fede, la creazione) sconfina nella fiera dell'ovvio travestito da profondità. Prometheus è, in fondo, il sogno proibito di un regista-scagliatore di scenografie: tornare sul luogo del delitto per dimostrare che Alien non era un colpo di fortuna. Ma il risultato è un film che affonda sotto il peso delle sue ambizioni. Pronto per il nuovo sequel, che sarebbe arrivato cinque anni più tardi.
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