Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
È una meritevole profezia, o proviene da... una soffiata di chi già sapeva?
L'unica ragione per vedere questo mediocre film di Soderbergh (un regista secondo me sopravvalutato) può essere il fatto che esso ha anticipato, azzeccandoci abbastanza, ciò che sarebbe avvenuto praticamente dieci anni dopo: la malattia misteriosa che terrorizza il pianeta (che proverrebbe dagli animali), le mascherine, vaccini sì e cure no, i contestatori della narrazione ufficiale, le origini, ecc. Tutta roba già vista, e non al cinema. La domanda che mi sorge è se sia una specie di profezia spontanea e inconsapevole, o se sceneggiatore e regista siano stati imbeccati da qualcuno delle alte sfere, che era a conoscenza di ciò che era stato programmato. L'operazione avrebbe avuto, quindi, lo scopo abituare la popolazione all'idea. Ma questa è solo una mia supposizione.
La struttura narrativa del film è quella a piste multiple e parallele, dove si seguono, cioè, i destini separati o sovrapposti di diversi personaggi, con maggiore attenzione a quelli che possono essere definiti i protagonisti. L'idea sarebbe buona di per sé, ma qui viene sviluppata in modo abbastanza piatto e incolore, e le varie storie non riescono quindi ad appassionare ed interessare veramente.
I personaggi sono poco o nulla approfonditi, e si rifanno ai clichè delle serie TV e stereotipi abbastanza triti, come le donne leader e ultra-scientifiche, e gli uomini un po' tonti e con poca iniziativa. L'immagine delle autorità sanitarie e scientifiche, poi, è cristallina e sicuramente positiva. Anche senza aver visto la reale gestione della pandemia che sarebbe venuta, tra abusi di potere, corruzione, dati falsificati e cure proibite, andava qui un po' spettinato questo ritratto del potere politico e delle case farmaceutiche, abbastanza ingenuo nella suo essere positivo e monolitico. Inoltre, in “Contagion” non si fa parola dei laboratori, finanziati dagli stessi governi, che studiano come potenziare le malattie tradizionali e crearne di nuove. Addirittura la CIA, ormai a giochi fatti, ha ammesso che la pandemia del 2020 possa essere partita da uno di quei laboratori. Il personaggio interpretato da Jude Law – una specie di esaltato oppositore del sistema – rimane ambiguo e poco rassicurante. Cosa che non si può dire, invece, delle autorità politiche e sanitarie, che appaiono invece autorevoli e affidabili.
Quanto agli attori, Kate Winslet mi è sembrata la migliore; Matt Damon mi è parso, invece, uno che si impegna, ma è fuori parte e vittima di una sceneggiatura che convince poco. Laurence Fishburn, il negro con i baffi, è abbastanza statico e poco espressivo. Jude Law, che mi era molto piaciuto in “Existenz” di Chronenberg, qui non solo non è protagonista, ma è stato relegato ad un ruolo del tutto secondario. Nel quale, penso, credeva poco. Ai margini è stata confinata anche l'ex-diva Gwyneth Paltrow, la quale però mi è piaciuta, con i suoi sorrisi sinuosi e leziosi, e le movenze giuste di una donna frivola che va a giocare al casinò.
Quanto alle “premonizioni” presenti nella pellicola, di cui ho già parlato, il fatto che il virus sia passato dagli animali all'uomo, da un pipistrello e attraverso il mercato della carne – mi è sembrato... persino troppo: possibile che Soderbergh abbia azzeccato in questo modo quello che sarebbe successo (o che ci avrebbero detto)?
In generale, il film si lascia guardare, ma confesso che sono arrivato alla fine non senza un po' di fatica.
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