Regia di Alan Parker vedi scheda film
Il misterioso e diabolico Louis Cyphre incarica un investigatore privato Harry Angel di ritrovare Johnny Favorite, un cantante scomparso nel nulla.
Un cupo, ipnotico e magnetico thriller esoterico, capace di trascinare lo spettatore in un abisso di mistero, peccato e dannazione. Sa fondere con rara maestria il noir classico con suggestioni horror e soprannaturali, dando vita a un racconto che si muove su un confine sottile tra indagine poliziesca e incubo metafisico. Alan Parker dirige con eleganza e precisione chirurgica, curando ogni inquadratura come fosse un frammento di un mosaico oscuro, dove ombre, fumo e luci soffuse diventano parte integrante della narrazione.
L’ambientazione si sposta dal freddo e piovoso inverno newyorkese a un Sud degli Stati Uniti intriso di superstizioni, riti voodoo e un’afa opprimente che sembra gravare sui personaggi come un presagio di morte. È un viaggio nell’oscurità dell’anima, dove i confini tra bene e male, verità e menzogna, si fanno sempre più labili.
Mickey Rourke, nel ruolo del detective privato Harry Angel, offre una prova intensa e sfaccettata: il suo volto, segnato dalla stanchezza e dalla disillusione, racconta più di mille parole. Lo seguiamo mentre affonda sempre più in un’indagine che diventa una spirale senza ritorno, avvicinandosi a una verità che non vuole – e non può – accettare.
Ma è soprattutto Robert De Niro a lasciare un’impronta indelebile. Il suo personaggio, enigmatico e glaciale, è costruito con una sottigliezza inquietante: ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo sembra celare un significato più profondo, un’oscura promessa di perdizione. De Niro riesce a trasmettere un’aura demoniaca senza mai ricorrere a eccessi o caricature, rendendo la sua presenza una costante minaccia silenziosa.
È un intricato gioco di specchi, dove simbolismi religiosi, richiami all’occulto e suggestioni oniriche si intrecciano in un crescendo di tensione, fino a un finale rivelatore e devastante. "Angel Heart" non è solo un thriller, ma una discesa negli inferi dell’animo umano, un’opera che rimane impressa a lungo, proprio come le cicatrici che lascia un sogno inquietante di cui non ci si riesce a liberare.
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