Regia di Max Ophüls vedi scheda film
Uno dei migliori film in assoluto di Max Ophuls, un delizioso adattamento di un racconto dello scrittore austriaco Stefan Zweig realizzato durante la permanenza ad Hollywood del regista tedesco. Al centro del film un'eroina romantica e sofferente, Lisa Berndle, che ama appassionatamente e in silenzio un fatuo pianista, Stefan, con cui non riuscirà a realizzare il suo sogno d'amore (pur avendo un figlio da lui) a causa di un destino crudele che finirà per separarli in maniera irreversibile. Una sorta di ossessione amorosa, resa con grande maestria e intensità dal virtuosismo stilistico di Ophuls, dalla splendida ricostruzione della Vienna dei primi del Novecento realizzata completamente in studio, dalla perfezione della colonna sonora (con un tema musicale di Franz Liszt usato come leitmotif ad ogni apparizione del pianista Stefan) e dall'eccezionale interpretazione di Joan Fontaine, qui in uno dei suoi ruoli più belli ed intensi, mentre Louis Jourdan è certamente bravo, ma non altrettanto ricco di sfumature. Il "barocco fluido" di Ophuls, secondo la definizione del critico francese Jacques Lourcelles, regala meraviglie visive in molte sequenze (come ad esempio quelle ambientate nel parco del Prater, che segnano il momento di massima felicità per la protagonista, nell'unica occasione in cui avrà Stefan come corteggiatore e poi amante) con i suoi ininterrotti e sinuosi movimenti di macchina che traducevano una visione pessimistica della vita, mentre la trama risulta appassionante e spesso commovente e dà origine ad un melodramma fra i più estremi dell'epoca, costruito su un lungo flashback, che al momento dell'uscita nelle sale fu un insuccesso commerciale e di critica, e sarà rivalutato soltanto alcuni decenni dopo.
voto 10/10
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