Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Pentagramma di corpi Divisi, segmentati, ritratti a Tasselli, mille volte scomposti (de-composti? almeno uno, sì) per quanto votati alla Ri-composizione ultima d'Armonìe le più varie e confliggenti. Un finale 'aperto' ch'è, invece, chiusura di più di un cerchio. La spiazzante meta-filmica di Van Sant. I 'Gerry' Perduti che si ritrovano. Nel Sè, ossia dove finora non avevano mai cercato, come quasi sempre accade. Lo sguardo e(ste)tico del regista è d'un nitore da far spavento, da versar lacrime di riappacificazione col Cinema, lacrime di deferenza e di estatico Ricevere. Egli è forse l'Ultimo degli Autori, dei portatori sani di poetiche riconoscibili, ed Alt(r)e. Dai canyon di cemento & graffiti di questa splendida, compiutissima, Opera della Maturità, occhieggiano fantasmi di celluloide, ovvero di esistenze dette troppo, e troppo Bene. E' slalom - umanista più che autoptico, compartecipe più che (voy)euristico - tra queste vite-degli-altri pallide, efebiche e spaesate, lucidamente smarriteSi tra pieghe assertive e simulazioni di Sarò; volizioni primarie e pretese stilizzazioni compulsive. E' un (dis?)incanto morbido e carezzatissimo, il Cinema di Gus Van Sant.
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