Regia di Martin Campbell vedi scheda film
Efficace cambio di passo rispetto ai precedenti 007, con Casino Royale si punta soprattutto sull'azione grazie anche alla fisicità prorompente di Daniel Craig
Quando Ian Fleming scrisse "Casino Royale" nel 1953 certo non poteva immaginare che i potenti mezzi a disposizione dell'industria cinematografica avrebbero permesso, 53 anni dopo, di portare sul grande schermo una sinfonia di azione ed effetti speciali che i vari 007 dell'era Connery e Moore avevano solo in parte sfiorato. E se anche in alcuni frangenti sembra ci sia fin troppa carne al fuoco, ciò non toglie che il film di Martin Campell (che già aveva diretto "Goldeneye" e che qui si avvale anche dei "nostri" Giancarlo Giannini e Claudio Santamaria) sia ben calibrato tra un action-movie puro ed una spy-story avvincente, con continui cambi di scenari che portano 007 a solcare le strade ugandesi (nel pirotecnico inizio) così come quelle di Miami piuttosto che del lago di Como o di una Venezia che sembra uscita da un disaster movie. La fisicità di Daniel Craig aiuta in questo cambio di passo, e se all'inizio può apparire un pò dissonante rispetto alla tradizione dei precedenti Bond, alla lunga è più che giustificata per questo nuovo corso che punta molto sull'azione, senza comunque disdegnare quei risvolti più psicologici e caratteriali che hanno sempre caratterizzato l'agente segreto più famoso del mondo.
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