Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Milano, Seconda metà degli anni '70. Tre ragazzi di buona famiglia, "Biondo", "Giò", "Luis", mettono a segno una serie di cruente rapine; ulteriore sangue viene sparso dalla banda nel tentativo di evitare la cattura da parte della polizia, nel corso di una fuga attraverso le campagne tra Milano ed il confine con la Svizzera, insieme a Lea, fidanzata di "Luis", coinvolta suo malgrado nella vicenda. Teso, drammatico, diretto da Romolo Guerrieri, "Liberi Armati Pericolosi" è un "poliziottesco" con forte interesse per l'analisi sociale. I protagonisti (in negativo) sono tre ragazzi benestanti, in grado di vivere la loro contemporaneità senza particolari preoccupazioni. Ciò non li stimola "ad maiora"; essi trascorrono le loro giornate bighellonando per la città, divertendosi con coetanei che non sono moralmente migliori di loro, sognando una vita più intensa di cui possono cogliere le suggestioni tramite le trasmissioni televisive. E' ciò, probabilmente, che li spinge lungo la strada del crimine; arricchirsi a dismisura, a danno della cittadinanza e dei loro stessi amici, senza preoccuparsi di quanto sangue sarà sparso per ottenere ciò, e subito dopo sparire grazie all'aiuto di documenti falsi. I tre, benchè spietati, non sono esperti criminali; messi in atto gli insani propositi, la polizia si pone immediatamente alla loro ricerca. Un tenace commissario, incaricato delle indagini, entra in contatto con Lea, fidanzata di "Luis", la quale condivide con lui la disapprovazione per il comportamento del suo uomo, che pure ama. Lea è in grado di fornire informazioni; quando i componenti della banda entrano in casa di lei e scoprono ciò, la trascinano con loro. "Luis", nonostante le voglia bene, non trova la forza d'impedire che gli altri due l'espongano a pericoli sempre maggiori e la costringano ad estenuanti fatiche ... e peggio. Lea, dunque, gli dichiara apertamente il sentimento di disprezzo che prova per il gruppo, non riconoscendo differenze tra lui ed i compagni; ma "Luis" è in grado di riscattarsi, riuscendo a salvarla prima di dar tragica conclusione all'avventura. Il commissario non avrà modo di acciuffare i giovani criminali, ragazzi senza speranza, cresciuti da genitori erroneamente convinti che il loro ruolo si esaurisca nel garantire ai figli il benessere materiale. Gli stessi banditi "di professione" disprezzano questi giovani; la loro stupida violenza non è parte dei modi della mala "vecchia maniera" ed incidentalmente danneggia tutti i malviventi poichè alza la soglia d'attenzione delle forze dell'ordine. Interpreti: Tomas Milian, poliziotto capace e coraggioso, anche nel rimproverare senza alcun filtro i ricchi e potenti genitori dei criminali in erba; Stefano Patrizi, il "Biondo", capo della banda, carismatico, di poche parole, riflessivo, determinato, in grado di comprendere la portata negativa delle proprie azioni ma assolutamente non intenzionato a fermarsi; Benjamin Lev, "Giò", sanguinario, irrequieto, incontrollabile, se non dal "Biondo"; Max Delys, "Luis", combattuto tra il pentimento ed il sentimento per Lea, e l'ineluttabilità della malasorte connessa alle azioni negative commesse insieme ai compagni; Eleonora Giorgi, Lea, costretta dalla prepotenza dei membri della banda a seguirli, ma assolutamente in disaccordo con essi, e, in particolare, delusa da "Luis"; Diego Abatantuono, Lucio, amico del letale trio, occasionalmente suo complice, e dallo stesso tradito e trucidato, forse anche a causa dell'invida per la sua ricchezza e lo spregiudicato edonismo che essa gli consente. Il film è ambientato tra Milano, alcuni comuni limitrofi e le campagne circostanti, fortemente antropizzate - sono visibili ovunque tralicci elettrici - e frequentate. Il ritmo è sostenuto; il film rispetta i canoni del genere "poliziottesco", con criminali spietati, poliziotti decisi a tutto pur di arrestarli, molte vittime innocenti, inseguimenti e sparatorie. E' ben interpretato. Ciò che di più ho apprezzato è stata la caratterizzazione dei tre protagonisti, ognuno con uno specifico profilo psicologico in grado di determinare le dinamiche relazionali in maniera imprevedibile, via via più conflittuale man mano che il cerchio si stringe attorno ad essi. I tre condividono, tuttavia, una profonda aridità morale; irridono le passioni politiche, comuni a molti tra i loro coetanei, disprezzano sia il perbenismo borghese, sia qualunque altro valore del loro tempo, nonchè la stessa vita umana. Senza dubbio, anche qualora fossero riusciti ad avere successo nel loro assurdo piano di fuga, non avrebbero trovato alcuna soddisfazione, ristoro, occasione di riscatto; sono, infatti, morti dentro. Buon film, di azione e di critica sociale.
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