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The Untouchables - Gli intoccabili

Regia di Brian De Palma vedi scheda film

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La recensione su The Untouchables - Gli intoccabili

di Baliverna
7 stelle

Vecchio stacca-biglietti e macina-auditel degli anni '80: non è tutto oro, ma è certamente da vedere.

Rivisto dopo tanti anni (e alcune visioni nel corso di questi) l'ho un po' ridimensionato quanto ai suoi meriti. L'avevo visto come “una cannonata”, per la compresenza di meriti commerciali e artistici; qualche smagliatura, ora, invece l'ho vista.

La pellicola ha avuto di certo un successo strepitoso, non da ultimo in televisione, nella quale ha avuto innumerevoli repliche. Il merito è dei divi de Niro, Costner e Connery, e dei futuri tali (Andy Garcia), dell'azione che non manca, e ancora del concetto di sconfitta della criminalità, che piace quasi a tutti.

Intendiamoci, il film è molto piacevole da vedere, e la regia di de Palma di certo non delude, specie nella sequenza della scalinata (una vera prova d'intelligenza e di tecnica). Ciò che manca – me ne accorgo oggi – è un tantino di definizione dei personaggi. Costner è semplicemente il marito e il padre perfetto, Connery è un solo lupo solitario dal passato poco chiaro, nel quale si intravvede solo un trauma o un lutto ad opera della criminalità. Garcia e Charles Martin Smith sono quasi senza individualità e personalità (fatta eccezione per la spavalderia del personaggio di Smith durante la sparatoria, che poi pagherà cara).

Quello che invece il film mette abbastanza bene a fuoco è l'arroganza della criminalità, la pavidità delle istituzioni complici o acquiescenti, e l'inadeguatezza delle leggi. A fianco delle istituzioni vediamo dei giornalisti lecchini e adulatori, ai quali i criminali sono sostanzialmente simpatici (e forse pure ai loro lettori). Mi sono piaciute le scene di Al Capone che sputa sentenze, le quali vengono trascritte con avidità e sorrisi dai viscidi giornalisti. Il fatto divertente è che le dichiarazioni di Capone sono in realtà delle banalità assortite, che vengono però accolte come perle di saggezza, solo per adularlo.

Oltre a ciò, emerge pure l'errore che fu il proibizionismo nella storia degli Stati Uniti. Robert de Niro interpreta bene un Al Capone strafottente e odioso, oltre che ipocrita, e non è da meno l'attore che impersona il suo killer di fiducia.

Forse de Palma ha ecceduto in tantino con gli schizzi di sangue, e nella la scena Connery crivellato di colpi. Certe cose è meglio lasciarle fuori campo o presentarle senza eccessi, secondo me. A merito del regista posso ascrivere, tuttavia, il fatto che questa volta non ha ecceduto con sfoggio di tecnica e soluzioni avanguardistiche, come lo schermo diviso a metà, ed altri effetti. In certi film mi è stato inviso proprio per questi motivi. La scena della scalinata invece, con la dilatazione temporale, la ritengo appropriata.

Recentemente il film è stato digitalizzato in modo eccellente, con colori vivi e corposi, e un buon contrasto chiaro-scuro (i film girati già in digitale, naturalmente, non possono vantare questi meriti). Mi pare la fotografia sia praticamente identica a quella di “Una poltrona per due”, nonostante i direttori della fotografia siano diversi.

Va anche detto che la foto promozionale (non mi pare che sia un fotogramma) dei protagonisti messi in bella posa, armati di fucile e col l'espressione dei duri è diventata giustamente celebre, assai più della locandina stessa. Complimenti al fotografo. 

 

 

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