Regia di Stefano Pomilia vedi scheda film
Ti nasce un figlio e scopri che il padre non sei tu, ma un tuo amico. Che fai? Tenti il suicidio. Questo è ciò che pensa Ernesto, che fortunatamente non riesce nei suoi progetti autodistruttivi, ma, rifugiatosi in un cinema, ritrova sul grande schermo le gag di Totò. E proprio il Principe, di colpo, diventa la guida della sua vita.
Una strana pellicola dolceamara, sempre in levare, in tono minore, questa Grazie al cielo c’è Totò, che rappresenta la seconda regia di Stefano Pomilia a tre anni di distanza da Fiori di zucca (1988). Anche lì tra i protagonisti c’era Enzo Decaro, che qui è il perno centrale della sceneggiatura scritta dallo stesso Pomilia; tutta la bizzarra vicenda del film ruota attorno a lui e, va detto, Decaro se la cava più che dignitosamente in un ruolo leggero, ma non troppo come questo. Al suo fianco troviamo tra gli altri la danese Brigitte Christensen, all’epoca piuttosto richiesta a Cinecittà, Stefano Davanzati, Sandro Ghiani, Emy Valentino e – dettaglio non da poco – Isa Barzizza. La presenza di quest’ultima non va sottovalutata poiché fin dal titolo l’opera si presenta come un omaggio al Principe De Curtis, con il quale la giovanissima Barzizza lavorò in molti film. Se la costruzione narrativa riesce sufficientemente solida e i personaggi sono ben caratterizzati, probabilmente è il ritmo a soccombere alla lunga e il lavoro dopo un po’ finisce per rincorrersi la coda, accartocciarsi su sé stesso, insomma ripetersi. Interessante a ogni modo l’elogio all’arte – e alla risata in primo luogo – come dispensatrice di bellezza, di piacere e in definitiva di motivazioni esistenziali, discorso non molto distante da quello affrontato a più riprese da Woody Allen, nel suo cinema, parlando di Groucho Marx. La successiva regia di Pomilia, Madre padrona (anch’essa del 1991) sarà la sua ultima, dopodiché il Nostro si occuperà principalmente di sceneggiature. 4,5/10.
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