Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Babel, Babele, molteplicità di linguaggi, stili di vita, culture. Una donna è stata colpita da un proiettile in Marocco. Cosa c’entrano allora la ragazzina sordomuta giapponese traumatizzata dalla morte della madre, la tata e i bambini che partono per un matrimonio in Messico, e la povera famiglia marocchina? 4 situazioni che si intrecciano, irrimediabilmente legate da quella sparatoria.
La bravura del regista, che a mio parere con questo film supera i precedenti, sta nel saper perfettamente amalgamare gli episodi, incastrarli e tenerli uniti senza arrivare mai ad una rottura del filo narrativo, nonostante la narrazione non segua un filo logico e temporale, facendo uso di un montaggio alternato perfetto. La fotografia poi è meravigliosa, caratterizzata da colori che sono identificativi delle diverse realtà. Un film che emoziona, colpisce lo spettatore; Iñarritu mette in scena la sua visione del mondo moderno parlando di differenze culturali, immigrazioni, traumi, adolescenza, famiglia, amore, solitudine, solidarietà, umiltà. Ero scettica riguardo un solo particolare del film, ma una volta in sala mi sono dovuta ricredere: sono rimasta sbalordita e molto meravigliata dall’interpretazione di Brad Pitt, non pensavo che riuscisse ad interpretare un ruolo del genere, e soprattutto a trasmettermi qualcosa.
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