Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Si respirano gli anni 40 dalle scenografie, dalle musiche, dai costumi, e da una storia vera che viene riproposta da Brian de Palma, quella della “Dalia nera”, il soprannome che viene dato ad un’attrice che si veste sempre di nero ed ha i capelli scuri, tra cui mette un fiore; una ragazza che cerca di sfondare ad Hollywood ma viene misteriosamente uccisa. Ed è sul caso di questo omicidio che investigano i due poliziotti Blanchard e Bleichert, grandi amici e innamorati della stessa donna, Kay. Ma non sto qui a raccontare la trama, ci vorrebbe troppo tempo a causa dell’intreccio ricco e complicato, talvolta poco lineare e a tratti neanche tanto comprensibile. Un film che ha degli alti e bassi: scene che catturano per il grande magnetismo, altre che... Tra le cose positive e ben riuscite del film, le interpretazioni delle attrici femminili: a cominciare, prima fra tutte, dalla subdola Hilary Swank nei panni della figlia di un ricco uomo di Los Angeles, che oltre ad aver avuto un legame con la Dalia, le somiglia in un modo impressionante; la Dalia, interpretata da una convincente Mia Kirshner, che compare solo nella riproduzione in bianco e nero dei suoi screen test (provini); e infine la bionda Scarlett Johansson che veste i panni di Kay, la ragazza dei due poliziotti. Meravigliose le scenografie del premio Oscar Dante Ferretti, e caratteristico anche l’utilizzo di colori sulle tonalità del marrone-ocra.
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