Regia di Isao Takahata vedi scheda film
La tomba delle lucciole (1988): locandina
Quando pensiamo alle bellissime animazioni dello Studio Ghibli un unico nome ci salta subito in mente, quello di Hayao Miyazaki, mentre di rado ci si ricorda del co-fondatore della casa di produzione giapponese, ossia Isao Takahata. Quest'ultimo, parimenti talentuoso regista orientale, nel 1988 diede vita a La tomba delle lucciole (Hotaru no haka, in lingua originale), straordinaria pellicola tratta dall'omonimo romanzo di Akiyuki Nosaka. Ambientato a K?be e dintorni durante la Seconda guerra mondiale, il film segue le tragiche vicende del giovane Seita e della sua sorellina Setsuko, due orfani che, abbandonati a sé stessi e privi di una meta precisa, dovranno sfidare la fame, le devastazioni e le malattie che l'incubo bellico sta scatenando in tutta la nazione. Oltre alla regia, Takahata è anche responsabile della sceneggiatura.
La tomba delle lucciole dura appena un'ora e mezza, ma si tratta di novanta minuti indimenticabili, così pregni di emozioni e immagini seducenti. Pur portando sulle spalle il peso di più decenni, il film non è affatto invecchiato ed anzi regge il confronto con molte altre storie animate che vengono distribuite nei cinema oggigiorno. I colorati disegni sono ricchissimi di dettagli, riscontrabili sia in primo piano che sullo sfondo, e si tratta di disegni di impressionante realismo, capaci di trasmettere davvero l'idea di cosa sia una guerra. Che si tratti di edifici sventrati dalle bombe o inceneriti dagli incendi o di strade dissestate dove si scorgono cadaveri ad ogni angolo o, ancora, di tubature saltate, ospedali e bunker sovraffollati, dell'inconfondibile e cacofonico suono delle sirene, la visione che ci viene proposta è spaventosamente e dolorosamente credibile, senza nessun fotogramma d'eccezione. In mezzo a questo disastro, i due fratelli lottano non solo per sopravvivere ma per vivere, cercando sempre e comunque di trovare del bello in ciò che li circonda, che sia una giornata di sole trascorsa in spiaggia o l'apparizione notturna di centinaia di piccole lucciole, insetti che oggi sembrano non esistere più, proprio come il Giappone di quegli anni. Ed erano anni difficilissimi quelli. Gli anni della violenza, della distruzione, dell'egoismo degli adulti che giocano a uccidersi a vicenda, mentre i loro figli piangono. Quello era un Giappone troppo duro e nazionalista per accorgersi di come i suoi giovani abitanti soffrissero, dilaniati dai morsi della fame, da quella solitudine che solo chi ha perso i propri cari conosce e dalla paura di non arrivare al domani. C'è tanta straziante miseria e disperazione in questo magnifico film ma le emozioni positive e la tenerezza hanno comunque il loro piccolo spazio, soprattutto quando si parla del rapporto che lega i protagonisti. Bellissimo, come i gesti che si scambiano, il tempo felice (anche se breve) che trascorrono cercando di godersi l'infanzia, facendosi bastare l'un l'altro, lontano dai grandi che non possono (e talvolta non vogliono) occuparsi di loro. Sarà anche una piccola storia la loro, se confrontata con quella più grande della guerra, ma che vale la pena seguire, senza perdersene nemmeno un secondo, perché è una storia che tocca il cuore, fotografa la realtà di un'epoca buia ma mai dimenticata e rende giustizia alle vite innocenti che il più sanguinoso dei conflitti ha orribilmente spezzato.
Studio Ghibli e Takahata in testa hanno realizzato un vero capolavoro non solo dell'animazione ma del cinema tutto. La tomba delle lucciole è un film da vedere almeno una volta nella vita, per rendersi conto di cosa voglia dire dover lottare per vivere in tempi di guerra, ma non solo. Anche per rendersi conto di quanta bellezza umana si possa trovare all'interno di legami familiari solidi e reciproci, eterni anche quando tutto finisce. La vita così come la guerra, anche se la prima è meravigliosa, la seconda è orrore.
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