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La finestra socchiusa

Regia di Ted Tetzlaff vedi scheda film

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La recensione su La finestra socchiusa

di Baliverna
8 stelle

Un film tanto riuscito, quando dimenticato e insospettabile. Da riscoprire.

È un piccolo grande film. È una pellicola poco nota ma di buona qualità, di ambientazione insolita (un quartiere popolare di New York) e caratterizzata da una tensione che non molla mai. Al centro c'è la tematica degli adulti che non credono ai bambini, neppure quando ci vuole meno a verificare le loro asserzioni che impedirgli di ripeterle. È vero che il ragazzino ha fama di inventare storie stravaganti, ma è anche vero che davanti ad una tale insistenza da parte sua è doveroso accertare i fatti, perché non è affatto improbabile che sia tutto vero (un omicidio in un appartamento, altro che se può succedere!). Quella degli adulti è una cocciutaggine ostinata, un'ottusità che può costare cara a tutti. A questo proposito, mi sento di rilevare anche la frase del poliziotto alla fine, quando ci aspettiamo che l'ostinazione sia stata sconfitta dall'evidenza. Quando, infatti, il bambino dice che nel sottotetto c'è il cadavere dell'uomo che è stato ucciso, il poliziotto, al posto di replicare “Finalmente possiamo chiarire tutto, andiamolo a vedere una buona volta questo cadavere!”. Invece no, dice che bisogna andare subito al distretto di polizia per fare un verbale come si deve su tutto quello che è successo...

Tutto ciò mi ricorda, per certi aspetti, “Il giardino delle streghe” di Robert Wise, quando la figlia dice al padre di vedere una donna in giardino, ma questi gli risponde che non è possibile, e neppure si volta per guardare nella direzione indicata dalla bambina.

Posso anche aggiungere che la pellicola stigmatizza di riflesso anche la tendenza di molti a credere agli adulti e non ai bambini quando le loro versioni differiscono, o quando i secondi chiamano aiuto. Ho sentito più volte di rapitori di bambini che l'hanno fatta franca proprio per questa ottusità e prevenzione.

Quanto al resto, il regista dirige bene, col ritmo giusto, ed è abile a costruire la tensione attorno agli eventi, che peraltro si sviluppano in modo imprevedibile. I mezzi impiegati sono minimi, e l'ambientazione semplice: uno squallido condominio popolare, con le classiche scale antincendio, e alcune vie del circondario. Cionondimeno, Ted Tetzlaff costruisce un microcosmo angosciante e quasi senza via d'uscita per il piccolo protagonista. La scena in cui questi deve saltare dalla trave pencolante nel vuoto è tesissima.

Tra gli attori, segnalo un Arthur Kennedy padre poco rassicurante, e le meno note donne (una madre, l'altra complice dell'assassino). L'assassino, invece, è una “brutta” faccia nota al genere noir di quegli anni. È uno di quegli attori che, per il loro aspetto fisico, possono interpretare solo ruoli negativi.

Il bambino è sveglio e simpatico, lontano da quella rappresentazione dell'infanzia falsa e zuccherosa che così spesso si vede nel cinema americano.

Una nota di merito al direttore della fotografia, che sa rendere paurosa e inquietante la tromba delle scale dell'edificio.

 

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