Espandi menu
cerca
I violenti di Roma bene

Regia di Sergio Grieco, Massimo Felisatti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

moonlightrosso

moonlightrosso

Iscritto dal 20 giugno 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 5
  • Post -
  • Recensioni 101
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su I violenti di Roma bene

di moonlightrosso
3 stelle

Triste epilogo di un cineasta costretto sempre a piegarsi al cinema di consumo..

Poliziesco a bassissimo costo questo film di Sergio Grieco, cineasta sfortunato, scomparso troppo presto senza aver potuto fruire della riabilitazione dei registi di genere a partire dagli anni novanta in poi.

Abbandonata la saga dell'agente 077 sotto lo pseudonimo di Terence Hathaway, curiosa commistione tra Terence Young (l'autore dei primi 007) ed Henry Hathaway (noto regista di westerns e di films d'azione della Hollywood degli anni cinquanta); archiviato il clamoroso flop sia artistico che commerciale del "Sergente Klems", al quale molto credeva in quanto finalmente pervaso da una vena autoriale, Sergio Grieco dovette accettare per ovvi motivi di sopravvivenza di dirigere alcune pellicole di basso profilo, destinate al pubblico di bocca buona delle terze visioni.

Basato su un copione a firma del noto giallista Massimo Felisatti, collaborante almeno sulla carta anche alla regia, Grieco banchetta sui resti del poliziesco o poliziottesco all'italiana, avvalendosi di attori di seconda fascia, nonchè per il ruolo del commissario a un decaduto Antonio Sabàto. Attore dal cachet probabilmente meno esoso dei più ispirati colleghi Franco Nero o Maurizio Merli si dimostra totalmente incapace di andare al di là dei soliti stereotipi dell'uomo di legge vendicativo e tutto d'un pezzo, mal sorretto altresì da un Pupo De Luca, nel ruolo del suo assistente, assurdamente doppiato in un poco credibile siciliano.

In tale contesto e analogamente a quanto accadrà nella successiva "Belva col Mitra", tanto idolatrata da Quentin Tarantino, l'attenzione del cineasta di Codevigo si rivolge piuttosto alla figura del criminale Stefano Donnini, interpretato dal semisconosciuto francese dagli occhi di ghiaccio Pierre o Pierre Gerard Marfurt. Pariolino viziato, sadico, nonchè autentico catalizzatore di altri giovani debosciati e figli di famiglia dediti, più per noia, a gesti criminosi, vive e agisce con la sicurezza della costante protezione dal padre costruttore (un poco efficace Giacomo Rossi Stuart), il tutto dovuto più che per affetto genitoriale al proprio rendiconto personale (gli amici del figlio torneranno infatti a lui utili nell'uccisione di un magistrato che aveva fatto bloccare un suo cantiere edificato abusivamente).

Spostando l'attenzione sul versante del gineceo a disposizione, Grieco manifesta soprattutto in questa sede la sua vocazione a spingere sul pedale dell'ultraviolenza, anche e soprattutto per sopperire a una sceneggiatura in più punti deficitaria.

La compianta futura "Guapa" Gloria Piedimonte, appena uscita a rasoiate dal poliziesco a tinte argentiane "A tutte le auto della polizia", anch'esso basato su un romanzo di Felisatti scritto in accoppiata con l'abitual sodale Fabio Pittorru, subisce una violenza carnale con l'aggressore che le sbatte ripetutamente la faccia sul filo spinato, in una sequenza di sicuro impatto disturbante.

La svestitissima starlet Franca Gonella e la generica Giuliana Melis, attratte dal fascino del "beau e maudit" Stefano Donnini, saranno da questo trasportate in una magione fuori città per essere deflorate e massacrate dal Donnini stesso e dalla sua banda in preda agli effetti della droga, riproponendo così sullo schermo la triste vicenda che vissero Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, vittime di quel "Massacro del Circeo" da cui il film, in questo particolare frangente narrativo, prende spunto.

In un prodotto dove il pauperismo regna sovrano (mancano persino le auto della polizia), con il ruolo del questore rivestito dallo stesso Massimo Felisatti (pare per carenza di attori); con le scene di lotta giapponese accelerate alla maniera delle "comiche di Ridolini" e con un finale frettolosamente e ridicolmente rabberciato (il bandito a cui uccidono il padre e che chiede perdono in ginocchio al commissario è da apoteosi del trash) viene spontaneo considerare con una certa malinconia l'epilogo di questo cineasta, più di quantità che di qualità, nonostante le prime esperienze vissute a fianco di registi francesi e persino russi, al seguito di un padre che fu tra i fondatori del Partito Comunista Italiano. Accolto con affetto ma mai considerato parte integrante dell'"intellighentia" della sinistra italiana del dopoguerra, forse dovuta alla presenza di quel cotanto padre appartenente alla frangia più oltranzista e stalinista del comunismo, dovette rinunciare a un neorealismo al quale si sentiva di appartenere, piegandosi invece a un cinema di mero consumo e sempre a dover fare i conti con la sopravvivenza giornaliera.

Banale la colonna sonora al sintetizzatore composta con la mano sinistra da Coriolano (in arte Lallo) Gori, che verrà comunque riciclata anche per il successivo "Ritornano quelli della Calibro 38", poliziesco minore firmato da Giuseppe Vari.

Un ultima curiosità: pare che del film esista anche una versione hard con scene girate per l'estero da controfigure che non vengono mai, come da consuetudine, inquadrate in volto e completamente estranee all'originale (chissà se il buon Grieco ne sapeva qualcosa!).

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati