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I racconti romani di Pietro Aretino su monache, cortigiane e maritate

Regia di Pino Tosini vedi scheda film

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La recensione su I racconti romani di Pietro Aretino su monache, cortigiane e maritate

di mm40
2 stelle

Pietro Aretino, a colloquio con papa Leone X, racconta questa vicenda: così esordisce un cantastorie, in prigione, per ingannare il tempo con i compagni di cella. E la vicenda è questa: la giovane Nanna viene chiusa in convento dai genitori, ma è proprio tra le mura del convento che la ragazza conosce il sesso sfrenato. Una volta uscita, Nanna riesce comunque a sposare un uomo che la crede vergine, ma che lei non ama, e decide di sfruttare quanto appreso in convento diventando prostituta.

 

Il passo falso nella carriera non esaltante, ma neppure disprezzabile di Pino Tosini è rappresentato proprio da questa pellicola, un decamerotico privo di idee e di verve che ha peraltro avuto una genesi decisamente travagliata. Girato nel 1972, il film viene tenuto in ostaggio per lunghi mesi dalla censura e, in seguito a ulteriori noie produttive, approda in sala solamente verso la fine dell’anno successivo; non che ci si possa rammaricare più di tanto, a ogni modo, considerata la ridotta statura artistica dell’opera. Tutto questo per spiegare la triplice denominazione assunta dal film, corrispondente alle tre differenti edizioni che ne vennero effettuate nell’arco di un paio di anni: I racconti romani di Pietro Aretino su monache, cortigiane e maritate; I racconti romani di una ex novizia e – titolo meno noto del pacchetto, nonché quello con meno appeal – La nonna. Tosini, che figura anche come autore della sceneggiatura insieme al vulcanico giornalista Giancarlo Fusco, dà al prodotto una confezione tutto sommato dignitosa, non indulgendo peraltro nell’erotismo più spinto (cosa abbastanza paradossale, data la natura della pellicola), tuttavia la trama rimane di una banalità eccezionale e nessun colpo di scena o trovata estemporanea sopraggiunge a risollevarla dalla sua quieta inconsistenza. Il jolly Tosini se lo gioca alla voce cast: papa Leone X è infatti interpretato nientemeno che da Gino Cervi, che recita con il regista anche nel coevo Fratello ladro (1972); saranno queste le sue ultime interpretazioni sul grande schermo. Tra gli altri elementi in scena, ecco Francis Blanche, Tania Lopert, Luciana Turina e la debuttante Karin Mayer, che a quanto se ne sa qui chiude anche la sua parabola come attrice. Si è visto di peggio, all’interno del decamerotico, ma a volte il peggio rimane più impresso e fa miglior riuscita. 2/10.

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