Regia di Emmanuel Carrère vedi scheda film
L’amore sospetto uno strano film, con un soggetto iniziale pirandelliano che mi ha colpito per la sua originalità, poi però il film si incarta su se stesso generando noia e confusione. Non buona la prima per lo scrittore Emmanuel Carrère.
Undercover (2021): Vincent Lindon
Vous ne désirez que moi (2021): Emmanuelle Devos
L'amore sospetto Francia 2005 la trama: Convinto di fare una sorpresa alla moglie Agnès ed ai suoi amici, Marc, un bel giorno decide di tagliarsi i baffi che porta ormai da dieci anni. L'allegria ed il sorriso dovuti all'idea dello scherzo, però, svaniscono subito perchè nessuno si accorge del cambiamento, anzi, tutti quanti affermano che lui i baffi non li ha mai portati... Marc cade così nello sconforto, cosa gli sta succedendo, sta forse impazzendo. La recensione: L'amore sospetto (La Moustache) è un film diretto da Emmanuel Carrère, tratto dal romanzo del 1986 I Baffi (La Moustache) dello stesso Carrère. Soggetto di Emmanuel Carrère (romanzo) Sceneggiatura di Jérôme Beaujour, Emmanuel Carrère Prodotto da Anne-Dominique Toussaint, Romain Le Grand (produttore associato), Elliot Tong (produttore associato) Casa di produzione Les Films des Tournelles, Pathé Renn Productions, France 3 Cinéma Distribuito in Italia da Nexo Fotografia di Patrick Blossier Montaggio di Camille Cotte Musiche di Philip Glass Scenografia di Françoise Dupertuis. Il film e’ stato presentato nella Quinzaine des Réalisateurs del 58º Festival di Cannes,dove ha ricevuto il premio Label Europa Cinemas. Misteri della distribuzione italiana, che stravolgono il senso compiuto del film, perché l’amore sospetto non rende l’idea come il titolo originale “La Moustache”. Un film tratto dal romanzo di Emmanuel Carrère, scritto dallo stesso regista. Un esordio nel cinema che vola già troppo alto, con uno stile asciutto e kafkiano, con ispirazioni tratte da Pirandello. Il film pur pregno di mistero rimane molto criptico e le vicende rappresentate non sono di facile decifrazione, viene privilegiata la forma, ma la sostanza rimane confusa e contorta. La cosa più riuscita è la creazione dell’atmosfera misteriosa voluta dal regista, ma si rimane disorientati e storditi, nonostante le magnifiche musiche di Philip Glass capaci di stemperare ed attenuare la tensione. Il film ha troppi limiti per poter piacere e convincere lo spettatore in questo sottile gioco tra realtà e immaginazione. Gli attori pur bravi recitano bene, ma sono freddi e sembrano distanti dai personaggi interpretati. Vincent Lindon/Marc capace di trasmettere un senso di opprimente affanno e Emmanuelle Devos/Agnès la moglie sono super, ma non riescono a salvare questo strano film, addirittura più chiuso e complesso di alcuni film di David Lynch e questo è un grande limite da non trascurare. Un cinema troppo filosofico e si arriva all’epilogo a Hong Kong completamente prosciugati mentalmente e fisicamente. Interpreti e personaggi Vincent Lindon: Marc Emmanuelle Devos: Agnès Mathieu Amalric: Serge Hippolyte Girardot: Bruno Cylia Malki: Samira Macha Polikarpova: Nadia Fantine Camus: Lara
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