Regia di Jonas Åkerlund vedi scheda film
Porta la sovrastruttura in superficie, creando materia policroma bidimensionale, quindi priva di profondità.
Superclip velocissimo ( speed ), mette in parata grandangolare l' umanità varia che arreda la giungla degli underdog di provincia e di città ( americane ).
L' estetica borderline di SPUN, in quanto tale, impedisce di capire il "pre" e ci schizza sempre verso il "post", impedendo deduzioni di sorta.
Divertentissimo.
Anche alla fine, quando non tocca - come vorrebbe - alcuna corda tesa tra sentimento e tragedia.
L' affastellarsi di non-eventi nelle vite di pusher e clienti, impegnati a galleggiare tra le varie dimensioni mentali indotte dall' essere doped & stoned.
Giustissima. Jonas Akerlund è noto videoclipper e Billy Corgan gli offre un ottimo servizio, tra cinesi rumoristica e bad loser ballads.
Il finale e la svagatezza che lo precede di poco.
Sempre a suo agio nei ruoli survoltati, occhi adatti a recitare in vece di una voce a tratti strozzata e di una pronuncia anomala.
Flash allucinogeno, look trash, bocca in stile Nastassja Kinski. La college-girl merita rispetto, perché SPUN tira fuori più che mai il diavoletto che brucia sotto una fragile pelle da cheerleader. Come Natalie Portman e poche altre, la Eminem-girl di 8 MILE va ricollocata e adattata a ruoli estremi. Ragazza dotata di fascino ininterrotto e disperato.
Faccione di vecchia gomma lampadata, saldata agli zigomi grazie ai jab dei chirurghi e di qualche amico pugile. Fa bene la parte del rourke bollito, rauca parodia scazzottante del mickey ammazza-carré-otis, travestito per l' occasione da cowboy chimico. Bravo anche nel sogno a occhi aperti di Schwartzman, quando tesse gli elogi del "culo" delle americane. ( ma c'è anche un impossibile Eric Roberts checca imparruccata ! ).
Era in RUSHMORE, e questo basta a spiegare perché è bravo. E' l' unico a farsi senza dare troppo di testa ( a parte la strip-girl legata al letto ) e cercare una qualche linea retta nell' universo curvo e ritorto dei compari prossimi ad essere cadaveri.
In fibrillazione, prima, addomesticata, poi. Col fastforward inserito nel cervello e una predilezione per i dettagli non esplicativi, ma ansiogeni, Akerlund frulla il cinema di droga ( ACID HOUSE, FEAR AND LOATHING, TRAINSPOTTING ) e fa crack. Nel senso che sballa presto, perché non eredita la polpa di quei film - squarci di critica sociale, sorvoli su culture underground etc - e il peso di troppe immagini gli cade addosso. La prima scena prende molto da MOULIN ROUGE ( vedasi: Christian che rivela il suo talento a Toulouse-Lautrec, all' inizio del film ), tra accelerazioni, onomatopee e Leguizamo a far da trait d' union.
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