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L'intendente Sanshô

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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La recensione su L'intendente Sanshô

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10  Nel Giappone dell'undicesimo secolo il figlio e la figlia di un governatore sono separati brutalmente dalla loro madre e sono comprati come schiavi dall'Intendente Sansho, un funzionario crudele che agisce sotto la protezione ministeriale. Dopo dieci anni di schiavitù il giovane evade con l'aiuto di sua sorella, che si sacrifica per lui. Insieme ai Racconti della luna pallida d'agosto il capolavoro assoluto del regista: vicenda dolorosa e straziante ma di altissimo valore umanistico. Si tratta di un'odissea anche spirituale che porta il protagonista a confrontarsi con il senso della giustizia umana, il valore della pietà e la pacificazione con il mondo esteriore: concetti nobili ed elevati che Mizoguchi aveva assimilato in prima persona dopo la sua conversione religiosa al buddismo e resi con un'intensità emozionale difficile da descrivere (all'inizio del film, il governatore dice al figlio: "Non dimenticare quello che ti dico, un uomo senza pietà non è un uomo. Sii duro con te stesso e generoso verso gli altri. Tutti gli uomini sono uguali e hanno diritto alla felicità"). Le drammatiche peripezie della trama sono scandite in sequenze di grande potenza visiva: il regista rinuncia completamente ai facili effetti melodrammatici e adopera uno stile solenne e depurato, capace di descrivere con appassionata partecipazione il calvario di una famiglia innocente. Tante le sequenze memorabili, ma da citare almeno il ricongiungimento finale con la madre sulla spiaggia: uno dei momenti più alti della Storia del cinema. Capolavoro quasi inarrivabile. E' un film dove predominano i personaggi maschili, ma anche in questa occasione Mizoguchi alza la sua voce per difendere la condizione e la dignità della donna attraverso il personaggio di Kinuyo Tanaka, la sua attrice preferita, seppur impiegata in un ruolo di comprimaria. È un film che all'inizio ha quasi l'apparenza di una fiaba, ma poi si trasforma in un vigoroso romanzo di formazione e in una denuncia ugualmente molto forte dell'oppressione esercitata da un potere politico corrotto, con un Mizoguchi che dimostra di saper affrontare con notevole spessore tematiche sociali, anche se riferite al passato, come in molti dei suoi capolavori.

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