Regia di Jake Myers vedi scheda film
Kombucha (2025): locandina
TOHORROR FILM FEST 25 - IN CONCORSO
"Avrei potuto creare così tanto plusvalore!"
Luke comprende con amarezza che, forse per mancanza di talento, forse per sfortuna, non riuscirà probabilmente a vivere di musica come ha sempre sognato.
Anche la fidanzata, che ha un impiego stabile, trova frustrante che Luke sia sempre in ristrettezze, e quando costui incontra un vecchio amico in un bar e gli racconta di come è cambiata la sua vita da quando la ora per una moderna società di marketing, ecco che il ragazzone si lascia convincere ad entrare a far parte del gruppo.
Ma perché tutti bevono quella bevanda gelatinosa arancione chiamata Konbucha?
È perché la sua nuova capa insiste così tanto che la assuma pure lui.
Cosa si cela dietro le trame di quella società?
Un teso incipit iniziale ha già allertato il pubblico, ma Luke dovrà scoprirlo a sue spese.
Sulla falsariga del successo mondiale di The Substance di Coraline Fargeat con Demo Moore, Kombucha è una comedy horror a basso budget che sfrutta la tendenza ritrovata del body horror per raccontarci il raggiro sadico delle forze del male, rappresentate questa volta da una "madre" che dona benefici, per riprendersi poi tutto con gli interessi, idolatrata, servita e riverita da ancelle e individui ubbidiente che la idolatrano come una divinità pagana.
Diretto con una certa verve e momenti di azzeccata ironia da Jake Myers, Kombucha è un B-movie abbastanza divertente, pur se scontato e schiavo dei soliti cliché del genere.
Il piccolo film funziona soprattutto come metafora di una società che ha perso ogni iniziativa a coltivare interessi e professioni che entusiasmano ed appagano, per accontentarsi di mansioni o lavori che assicurino una esistenza meno aleatoria, ma certamente priva di quello slancio che caratterizza ogni attività sviluppata od intrapresa con la consapevolezza di impegnarsi in qualcosa di realmente gratificante, e che corrisponde alle proprie attitudini.
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