Regia di Claudio Giorgi vedi scheda film
Francesco e Laura si amano, studenti universitari a Venezia. Lui, però, diventato architetto trova lavoro a Roma e là si trasferisce. Nella Capitale sposa Elisabetta e con lei fa un figlio. Ma Laura, che ancora non si è arresa, va a Roma e si fa assumere da Elisabetta come bambinaia. Nel frattempo il fratello di Elisabetta è disposto a qualsiasi cosa pur di ripagare i debiti che ha accumulato. La tensione è solo all’inizio.
Con questo melodramma disperato e disperante datato 1976 ha inizio la carriera registica di Claudio Giorgi (al secolo Giorgiutti), già interprete di qualche pellicola negli anni precedenti. Il lavoro non è granché rifinito dal punto di vista estetico, ma le pecche formali sono nulla al confronto di quelle contenutistiche: la sceneggiatura firmata da Cesare Frugoni e dal regista, infatti, è colma di situazioni stereotipate, di dialoghi campati in aria e di buchi logici non facilmente perdonabili, cosa che naturalmente mina in maniera sensibile la credibilità del lavoro e lo rende in qualche modo pretenzioso. Al di là di ciò, neppure le scelte di casting sono di aiuto: lo sconosciuto Franco Dani, la poco più che esordiente Raika Juri e una certa Katiuscia (così accreditata sui titoli di testa; il cognome, secondo IMDB, dovrebbe essere Piretti) non costituiscono un terzetto in alcuna maniera solido e dotato del giusto appeal per reggere un intero film sulle sue spalle. Giorgiutti non si perderà comunque d’animo, anzi: subito di seguito licenzierà il giustizialista L’unica legge in cui credo, riservandosi pure un ruolo da protagonista (accanto alla Juri, nuovamente); gli standard qualitativi permarranno a ogni modo i medesimi. Quanto al titolo Ancora una volta a Venezia (distribuito anche come Ancora una volta… a Venezia): per lunga parte del film sembra non aver senso (in linea con la sua trama, d’altronde), poi ci si accorge che è in realtà un potente spoiler del finale. 2/10.
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