Regia di Bruno Bozzetto vedi scheda film
Prendendo espressamente spunto da "Fantasia", Bruno Bozzetto realizza un piccolo (?) capolavoro del cinema italiano non solo d'animazione. Il film mescola riprese dal vero a 6 sequenze di animazione, ognuna delle quali è accompagnata da un brano di musica classica: "Preludio al pomeriggio di un fauno" di Claude Debussy, maliziosa storia delle tentazioni erotiche di un fauno; la settima delle "Danze slave" op.46 di Antonìn Dvoràk, irresistibile racconto di alcuni ometti che fanno tutto quello che fa uno di loro, fino allo sberleffo finale; "Boléro" di Maurice Ravel, evoluzione della vita sulla terra a partire dal residuo contenuto in una bottiglia di Coca Cola; "Valzer Triste" di Jean Sibelius, storia di una gattino che ha perso casa e famiglia; un "Concerto in do maggiore" di Antonio Vivaldi, disincantata riflessione ecologista; "L'uccello di fuoco" di Igor Stravinskij, infuocata storia del serpente biblico. Il modo in cui le sequenze dal vivo si fondono con quelle animate è azzeccatissimo; la comicità metacinematografica è assolutamente irresistibile (ad esempio quando Maurizio Micheli guarda in macchina e, storpiando il nome di Walt Disney, dice: "Pisney l'ha fatto questo?"). L'idea dell'orchestra di vecchiette che esgue i pezzi mentre Maurizio Nichetti ci disegna sopra è davvero meravigliosa. Su tutto, poi, lo spessore della filosofia di Bozzetto, che offre interessanti e mai banali spunti di riflessione con ognuno dei brani animati: il fauno e l'attrazzione sessuale, il gattino e l'Olocausto (una delle sequenze d'animazioni più commoventi della storia del cinema mondiale), l'ape e l'uomo che rovina l'ambiente. I due episodi del Boléro e dell'Uccello di fuoco sono assolutamente geniali: Bozzetto non risparmia nessuno, e mostra un'umanità che si rovina da sola con il trionfo dell'industralizzazione e del consumismo. L'unica nota positiva, forse, è lo sberleffo finale degli ometti della Danza slava, che seguono come pecore il loro "capo", ma quando si tratta di buttarsi giù nel burrone si arrestano e gli mostrano il fondoschiena. La scritta finale "Happy End" è quanto di più sarcastico ci si poteva aspettare. Un film strepitoso, incredibile, da non perdere.
Debussy, Dvoràk, Ravel, Sibelius, Vivaldi, Stravinskij: che volete di più? Immortale.
L'audio del dvd: perché gracchia?
Ottima interpretazione, in omaggio al cinema muto.
Irresistibile.
Molto ironico.
Un genio assoluto.
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