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Come inguaiammo il cinema italiano

Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film

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La recensione su Come inguaiammo il cinema italiano

di klimt82
8 stelle

Già dal titolo, "Come inguaiammo il cinema italiano", tutta la volontà di provocare. Sono Franco Franchi e Ciccio Ingrassia i presunti artefici di questa rovina. La loro infanzia, la conseguente crescita, ma soprattutto la loro scalata al successo e il triste declino sono narrati in questo atipico documentario da altri due siciliani, più sofisticati senza dubbio, Ciprì e Maresco. Tra interviste a numerosissimi personaggi che hanno conosciuto e non Franco e Ciccio, tra le testimonianze dei rispettivi figli, vengono fuori devozione, riconoscimento,malinconia, la volontà di ricordare e soprattutto di rivalutare il duo comico. E quindi assistiamo agli irriverenti episodi raccontati da Pippo Baudo, le dichiarazioni fulminanti di Bernardo Bertolucci, il mea culpa di Goffredo Fofi, e ancora ai ricordi di Nino D'Angelo, Mario Merola, Tatti Sanguineti, Lino Banfi, Ninetto Davoli, tutte testimonianze intervallate dalla voce off di Maresco e dal fare ciceroniano e irriverente di Gregorio Napoli e un improbabile e farsesco critico cinematografico. L'immagine che vien fuori dal lavoro scrupoloso e ricchissimo di Ciprì e Maresco è quello di un cinema italiano che non ha mai riconosciuto il giusto merito a Franco e Ciccio, guardati sempre con snobismo da quella critica che secondo Mario Monicelli non ha mai capito nulla e che invece attualmente secondo Fofi pecca dell'eccesso contrario, tendendo a far passare tutto per buono, in un'Italia dove appare quasi un sacrilegio parlar male di Roberto Benigni. Di certo Ciprì e Maresco si schierano, si capisce, per fortuna, senza troppi archetipi quel che pensano...ma con intelligenza sembrano riconoscere tutti i limiti dei due comici, non facendo passare per straordinaria ogni cosa detta e fatta. Resta dunque l'amaro in bocca per due talenti poco sfruttati, se non per portare soldi nelle tasche dei produttori, a cui pochi autori hanno riconosciuto il giusto merito, da Pasolini, a Fellini (solo per Ingrassia) e Comencini nel suo "Pinocchio"... Unica pecca del film voler far passare per un quasi capolavoro "Ultimo tango a Zagarol".

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