Regia di Roderick Warich vedi scheda film
L’incontro segreto fra Michael Mann e Apichatpong Weerasethakul: difficile raccontare sennò Funeral Casino Blues di Roderick Warich, selezionato a Orizzonti della Mostra di Venezia 82 e ancorato, in ogni suo segmento, a un genere ben riconoscibile che poi però viene riarrangiato tramite accurato sezionamento e smascheramento. Diviso in tre capitoli lungo i suoi 153 minuti, il film pare incentrarsi sull’incontro fra le due proverbiali solitudini di Jen e Wason - lei si divide fra il desk di un edificio di appartamenti in affitto e la prostituzione, lui tira a campare pieno di debiti - ma vaga anche dalle parti del ritratto urbano notturno (Bangkok al neon), della meditazione socio-antropologica (tra indigenza e utilizzo del cellulare), della riflessione sul rapporto fra i generi (con il discreto campionario di clienti violenti di Jen). Dopo che però Jen sparisce, Wason e la coinquilina di lei, Pim, si mettono a cercarla, e il film si butta a capofitto in un’atmosfera trasognata, sempre languida, che è una ragnatela di incomprensioni, di parole non dette, di messaggi cancellati nelle chat, di inquietanti presagi, e la spiritualità prende il sopravvento fra thriller e horror drammatico, liberandosi dalle manette del world cinema neo-neorealista (come tanto se ne vede nei festival internazionali). Forse ogni possibile percorso è lasciato un po’ a metà, rendendo il film un cimitero di generi dalla testa mozzata, ma vale la pena lasciarsi andare tra le luci e le voci, abbracciando il mistero.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta