Regia di Yann Arthus-Bertrand vedi scheda film
Origin (2025): locandina
VENEZIA 82 - PREAPERTURA 1
La Laguna più famosa, visitata e fotografata al mondo, non si riconduce solo alla splendida Venezia, coi suoi canali, le case unite una all'altra, appese a fondamenta di legno che non si capisce come possano resistere al tempo e al logorio provocato dalla persistente opera di disfacimento dell'acqua marina.
La Laguna è nata nella sua essenza originaria che non prevedeva l'uomo come suo residente privilegiato, come un vero e proprio agglomerato di sabbia, piante ed arbusti, ed una fauna peculiare che, ancora oggi, vi trova rifugio, riparo, ed un luogo ove far ritorno dopo viaggi di centinaia di chilometri attorno al globo.
Origin (2025): scena
Origin (2025): scena
Quella che il fotografo e documentarista Yann Arthus-Bertrand riprende in Origin, è appunto una Laguna "originaria", padrona di una biodiversità e di una vita tutta sua, che rifugge la calca, il turismo, le acque ingrigite da un traffico marino che pare senza controllo e senza una sosta.
Riprese dall'alto realizzate grazie a droni sempre più agili che catturano immagini a volo di uccello, ci raccontano per immagini, unite a seducenti brani di musica classica, tutto ciò che sembra restare in disparte all'occhio umano.
E per fortuna che così accade.
Letti meravigliosamente brulli di torrenti e ruscelli che serbano ancora riserve di acqua dai colori cristallini, e che sembrano dall'alto percorsi per il gioco delle biglie costruiti da ragazzini in vena di sfide durante le giornate trascorse al mare.
Origin (2025): scena
Origin (2025): scena
In volo come i droni che tutto catturano, una fauna variegata di pennuti fieri che si muovono in stormo, o si aggrappano solitari ai pali trini che si ergono dal mare, approdo di barche ma anche salvifici momenti di sosta per volatili spossati desiderosi di riprendere forze.
Venezia, la sua Laguna, è anche questo, per fortuna.
L'intenso, affascinante documentario cattura una essenza originaria che comunica purezza e senso di appartenenza, lasciando civiltà e costruzioni come dettaglio in lontananza, veri e propri elementi di sfuggita e che appaiono secondari dopo una contemplazione di una natura solenne che, nella sua perfezione, ritrova una meritata posizione privilegiata.
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