Regia di Hilal Baydarov vedi scheda film
Sermon to the Void (2025): locandina
VENEZIA 82 - FUORI CONCORSO
Un film come una preghiera, che conclude la trilogia dei "sermoni" che ha occupato negli ultimi anni l'apprezzato regista e sceneggiatore zero Hilal Baydarov.
Una preghiera, una orazione che un io narrante, anzi pregnante, recita con tono dimesso, quasi rassegnato, mentre lo schermo annega dei colori saturati in cui predomina un deserto assai simbolico, a cui si alternano rari spazi di lussureggiante vegetazione.
Il cinema di Baydarov è una celebrazione, più che una tradizionale narrazione.
Così è già avvenuto nei precedenti, stupendi e ipnotico In between dying (2020) e Nel successivo Crane Lantern (2021).
Qui la trattazione si fa ancora più mistica rispetto alle precedenti opere citate, tutt'altro che lineari.
Un racconto in forma ascetica, che certo non appare come una passeggiata per lo spettatore.
Sermon to the Void (2025): scena
Sermon to the Void (2025): scena
Tuttavia costui, se minimamente proteso a farsi prendere dall'insieme di accorate invocazioni e di immagini pesantemente saturate, riesce in qualche modo a venire attratto dall'atmosfera raccta, a volte addirittura compreso come in una sorta di privilegiato rapimento mistico.
In una sala affollata per accogliere l'amato maestro di cinema, poche sono le fughe prima del termine della visione. Certo si tratta di una platea scelta, quasi tutta consapevole che un'opera simile non sarà facile poterla vedere in programmazioni nei normali circuiti commerciali.
Col cinema a tratti ipnotico di Baydarov si vivono emozioni che lasciano il segno.
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