Regia di Valerio Jalongo vedi scheda film
Non è profondo..
Presentato alla XX Festa del Cinema di Roma, (dal 15 al 26 ottobre), 'Wider than the sky' di Valerio Jalongo lascia attoniti e atterriti per certi versi.
Simile ad uno dei lavori inquietanti del geniale artista newyorkese Jordan Wolfson in cui l'interazione robotica viene travestita da sexy danzatrice con maschera maschile, travolgendo i canoni estetici morali, visivi artistici e spiazzando letteralmente il fruitore, il doc parte con un uomo che si interfaccia con una robot.

Era il 2019 quando alla Biennale di Venezia venne presentata l’inquietante scultura robotica di Sun Yuan & Peng Yu, “Can’t Help Myself”. Commissionata dal Guggenheim Museum al duo di artisti cinesi a scoppio ritardato totalizzò milioni di visualizzazioni. Numeri degni della clip di un cantante famoso o di una star hollywoodiana.

Nota come AI-DA il robot-artista dotato di intelligenza artificiale è protagonista di molte mostre personali e grandi risultati d'asta. Il suo ideatore è Aidan Meller. Egli ha definito Ai-Da come “primo robot artista ultra-realistico al mondo”, oltre ad essere esso stesso un’opera d'arte. ma ne è consapevole o no?
Anche di questo si discute in Wider than the sky: delle criticità di percezioni creative, emotive o meno.
Nella produzione di un artista androide all’avanguardia, il progetto Ai-Da pone immediatamente domande che richiamano i temi affrontati nel film Wider than the Sky. Ben sapendo che l'arte precorre i tempi.
Tra di esse: quanto le capacità umane possano essere raggiunte dall'attuale tecnologia AI ? Qual'è se c'è l'unicità dell’umanità? Siamo solo macchine, seppur biologiche? E poi cos’è la creatività? La robotica, l’arte umana o i loro reciproci sentimenti sono distinguibili?
E se Ai-Da produce opere pittoriche, sculture e video, il modo in cui è stata sviluppata l’intelligenza dell’androide ne vuole evidenziare le potenzialità benefiche e creative, fornendo contemporaneamente un veicolo per esplorarne le doti.
Il doc forse con un intento simile si confronta con scienziati, danzatori, forme d'arte varie e processo tecnologico della robotica che assurge ad essere ricca di sentimenti.
Seppur interessante per certi versi, il tutto rimane in una superficie narrativa che non spiega né il futuro né come si è arrivati a tanto.
E se potessimo trasferire il cuore del cervello umano all'intelligenza artificiale? Empatia, immaginazione, sentimenti… e capacità di cooperare? Wider Than the Sky ci avvicina ad artisti, ballerini e scienziati di fama mondiale che esplorano i diversi percorsi intrapresi dall'intelligenza artificiale. È possibile un uso collettivo dell'intelligenza artificiale per plasmare un futuro positivo per l'umanità? le domande rimangono aperte
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