Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Zvanì - Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli (2025): locandina
AL CINEMA
"... Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano."
La malinconia, il senso di solitudine, di sofferenza per la perdita di uno o più propri cari, si rivelano certamente come stati d'animo in cui nessuno ama ritrovarsi.
Tuttavia vivere queste sgradevoli, dolorose sensazioni predispone molto più intensamente chi le subisce, verso una ispirazione cognitiva in grado di far emergere genuine le sensazioni che invece latitano nella ordinaria e quieta quotidianità, predisponendo talvolta gli animi eletti a trovare una compiutezza statistica attraverso la composizione poetica.
Certo è necessario, oltre che questo tragico contesto, anche una perfetta capacità di tradurre in parole appropriate le drammatiche tensioni che si stanno provando.
Queste tensioni emotive si rivelano come la linfa ispirativa che ha permesso ai più grandi poeti di emergere e farsi notare.
Tra questi, uno tra i certamente più eclatanti a livello di ispirazione e capacità di sintesi, è senza dubbio Giovanni Pascoli, di cui il film intitolato Zvanì - il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli, ne ritrae i momenti salienti della nascita e dello sviluppo della sua eccelsa ed unica arte compositiva.
Zvanì - Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli (2025): Liliana Bottone, Federico Cesari, Benedetta Porcaroli
Il regista Giuseppe Piccioni utilizza la cerimonia funebre, in cui il feretro del poeta da tempo sofferente anche fisicamentente e morto a 56 anni nel 1912, viene trasportato in treno da Bologna a Castelvecchio, il borgo in provincia di Lucca nel quale il poeta acquistò la casa "Cardosi-Carrara", poi negli anni trasformata in museo.
Vegliato dalle due adorate sorelle, impegnate a controllare che le ultime volontà del poeta fossero adempiute secondo le sue dettagliate indicazioni, la salma procede il suo viaggio finale, mentre un lungo flashback interviene a raccontarci la tribolata esistenza del Pascoli è della di lui famiglia.
Dapprima la tragica sorte toccata a più della metà dei membri della famiglia Pascoli, per lo più deceduti a causa di malattie a quei tempi letali, e con il culmine avvenuto in occasione dell'agguato armato ai danni del padre, deceduto per un colpo di fucile, trasportato inerte dalla carro trainato dalla ormai immortale cavalla bianca di famiglia, celebrata nella nota poesia "La cavalla storna".
Un omicidio che rimase irrisolto, dannando ed erodendo ogni residuo di serenità nel giovane futuro poeta.
La vita dell'intelligente, brillante e dotato Pascoli non fu più la stessa da quella tragedia, e il dolore pervase ogni attimo di tutta la sua vita, occupata a spartire la sofferenza interiore implacabile con brillanti risultati scolastici, cattedre di insegnamento sempre più prestigiose, ed una fama di compositore di liriche che lo rese uno dei poeti più noti ed amati, assieme al coevo suo professore e anche rivale Giosuè Carducci, e ad un brillante e celebrativo Gabriele D'Annunzio già all'epoca famosissimo tra missioni militari e letteratura, e che, colpito, quasi folgorato dai potenti ed evocativi versi del Pascoli, lo ricopre di lodi sperticate, tra sorpresa ed imbarazzo del ritroso interessato.
Zvanì - Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli (2025): Benedetta Porcaroli, Federico Cesari, Liliana Bottone
Zvanì - Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli (2025): Federico Cesari
Piccioni firma con questo suo Zvanì (in dialetto locale questo è il diminutivo affettuoso con cui si riconosceva il gracile Giovanni), un film autobiografico e celebrativo di struttura molto formale, illustrativo e schematicamente impeccabile, che non cerca mai di sorprendere a livello tecnico e narrativo, propenso più a scavare nei meandri interiori di un dolore che sfianca, devasta fisico e anima, e trova una via di fuga nella forma espressiva della scrittura e, nello specifico, del componimento poetico.
Un film intimo che cesella con finezza i dettagli caratteriali di una persona complessa, provata dal dolore, corroborata da principi inflessibili e fissazioni inderogabili come quella del nido familiare, che si trasforma da una parte in un porto sicuro per la sorella più debole e succube, ma dall'altra in una prigione, per la sorella più reattiva e bisognosa di comprensibile indipendenza.
Il regista si avvale di un cast di giovani e bravi attori, tra cui risalta il motivato protagonista Federico Cesari, davvero bravo, affiancato da Benedetta Porcaroli e Liliana Bottone nei panni delle due sorelle superstiti, donne dagli assai differenti temperamenti ed attitudini, ma entrambe devote, secondo differenti modalità e stili, al celebre, ispirato fratello poeta.
In funzionali ruoli cameo da poche, preziose pose, si riconoscono ed apprezzano celebri interpreti di fiducia di Piccioni come Sandra Ceccarelli, Margherita Buy e Riccardo Scamarcio, mentre un bravo Fausto Paradivino impersona un mellifluo e malizioso poeta D'Annunzio, cerimoniere esaltato e fastoso della trattenuta ispirazione del decisamente più ritroso e compassato poeta emiliano.
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