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Trama

1912. Giovanni Pascoli (Federico Cesari) è morto. Un treno parte da Bologna per portarne le spoglie a Castelvecchio, luogo divenuto rifugio del poeta e della sorella Mariù (Benedetta Porcaroli). A bordo viaggiano studenti, autorità, parenti e conoscenti, in un corteo che diventa specchio del lutto collettivo di un paese intero. Attraverso i ricordi di Mariù, il film ripercorre le tappe della vita di Zvanì: l’assassinio del padre, la povertà, l’impegno politico e intellettuale, il complesso rapporto con Carducci, le tensioni famigliari con le sorelle, fino alla solitudine e alla malinconia che hanno accompagnato la sua celebrità.

Giuseppe Piccioni, con la sceneggiatura di Sandro Petraglia, costruisce un’opera che intreccia biografia, memoria e invenzione poetica, trasformando il viaggio funebre in un percorso sospeso tra realtà e visione, popolato di apparizioni e simboli tratti dall’immaginario pascoliano. Zvanì – Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli rinnova la tradizione del cinema che porta sullo schermo la memoria culturale e letteraria italiana, nel segno di una continuità che unisce l’eredità del passato alla sensibilità del presente.

Note

Continua qui: Zvanì, i dolori del giovane Pascoli

 

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