Regia di Vincenzo Alfieri vedi scheda film
Nell'agosto del 2020 bastarono 40 secondi ai due gemelli Bianchi e a due loro amici per massacrare a calci e pugni Willy Montero Duarte, ragazzo capoverdiano che a Colleferro, a un passo da Roma, intervenne per sedare una rissa. Storia tristemente nota: un complimento di troppo a una ragazza all'uscita da una discoteca ed ecco che arrivano le "zampate".
Dopo Il corpo, un Vincenzo Alfieri in ascesa firma il suo capolavoro, ispirandosi al libro di Federica Angeli e, insieme al cosceneggiatore Giuseppe G. Stasi, mettendo in scena il piccolo cabotaggio quotidiano intorno al nulla di una generazione perduta, restituito con chirurgica precisione sociologica. La narrazione si sviluppa in una struttura circolare, collocando al centro del racconto che ne ricompone il mosaico i personaggi chiave della vicenda: Maurizio (Gheghi, che si conferma tra i più talentuosi della sua generazione dopo la strepitosa prova di Familia), autore del complimento; Michelle (Puccilli), il pomo della discordia; i due fratelli Bianchi (repellenti, interpretati con impressionante somiglianza da Giordano Giansanti e Luca Petrini), opportunamente ribattezzati; e Willy (l'esordiente Justin De Vivo, perfetto e ricco di sfumature), l'unico del mazzo ad avere un sogno, quello di diventare cuoco, mentre in controluce si disegna il "prima" di quei 40 secondi, fatto di frustrazioni e banalità del male di provincia. La figura del maresciallo dei carabinieri che indaga sulla vicenda (Di Leva) e quella del suocero di Lorenzo Bianchi (interpretato con saturnina efficacia da un grande Sergio Rubini) completano un cast in stato di grazia, che restituisce con implacabile verismo l'ordinaria scelleratezza di una generazione senza più punti di riferimento.
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