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40 Secondi

Regia di Vincenzo Alfieri vedi scheda film

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La recensione su 40 Secondi

di diomede917
8 stelle

DIOMEDE LI VEDE E… LE CRITICHE DI DIOMEDE917: 40 SECONDI

Era il 6 Settembre 2020 e a Colleferro sono bastati 40 secondi (da quando viene parcheggiata la macchina a quando riparte) per disintegrare completamente la vita di un ragazzo di 21 anni.

Un ragazzo con dei sogni, un ragazzo che vuole bene alla sua famiglia, un ragazzo che vuole troppo bene ai suoi amici tanto da cercare di mediare in un’apparente banale scaramuccia da discoteca tra il suo amico del cuore e due balordelli locali alterati dall’alcool che hanno fatto un complimento di troppo alla fidanzata del primo.

Partendo dal romanzo inchiesta scritto da Federica Angeli, il regista Vincenzo Alfieri decide di affrontare uno degli episodi più violenti che hanno caratterizzato la nostra recente cronaca nera nell’unico modo possibile. Facendo cinema.

Alfieri, che aveva già affrontato il “Male” nel suo Ai confini del Male, decide di oltrepassare quei “Confini” raccontandoci quella malvagità insita nell’uomo che lo porta a trasformarsi in una bestia assetata di sangue.

Il film si concentra nelle 24 ore che precedono quei terribili e interminabili “40 secondi” che rappresentano il fallimento del genere umano.

Come in Rashomon, ma anche più semplicemente negli Uomini d’oro diretti dallo stesso regista, 40 secondi si divide in 4 parti non solo raccontandoci il punto di vista dei 4 protagonisti di questa bruttissima vicenda ma mettendoci di fronte ad una realtà di provincia fortemente impostata sul maschilismo tossico, su un patriarcato violento e sulla voglia di scappare da una realtà noiosa che può essere affrontata solo violando la legge e drogandosi di iper-violenza quella che ti porta a massacrare di botte un povero agnellino che ha perso il suo gregge.

Proprio per evidenziare che questa storia poteva succedere ovunque, Alfieri omette il nome dei fratelli Bianchi o di Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Solo Willy merita di essere chiamato col proprio nome di battesimo affinché il suo sacrificio e la sua morte non venga dimenticata facilmente.

Dentro 40 secondi vediamo quell’entroterra laziale violento e senza speranza raccontato dai Fratelli D’Innocenzo, l’uomo tutto istinto e violenza tanto caro al Matteo Garrone di Dogman ma anche dell’Imbalsamatore.

Guardo 40 Secondi e capisco cosa ha spinto la giuria presieduta da Paola Cortellesi a premiare l’intero cast con Premio Speciale della Giuria alla Festa di Roma.

Vincenzo Alfieri sceglie le facce giuste ma soprattutto ne fa interpretare al meglio le nevrosi e le debolezze che sono la vera ragione di questa evitabilissima “Cronaca di una morte annunciata”.

Francesco Gheghi è un bravissimo sfigato balbuziente che ha una rabbia addosso pronta ad esplodere proprio perché non riesce ad accettare che la fidanzata lo abbia lasciato per qualcuno di migliore, il suo amico del cuore lo manipola come vuole e gli spaventosi “Gemelli” che dominano la zona lo considerano il “Coglione” a cui dare la colpa.

Il personaggio di Enrico Borello sembra uscito dai viscidi shakespeariani che per vigliaccheria provocheranno le tragedie più assurde.

Luca Petrini e Giordano Giansanti mettono paura solo a guardarli, soprattutto il primo è un mix dei fratelli Penn. La faccia strafottente e minacciosa di Sean con la fisicità e l’irruenza di Chris.

E per finire Justin De Vivo che interpreta un Willy gioioso di vivere e con un temperamento da far irretire il più borioso dei Masterchef.

40 secondi è film bellissimo che non scade nella morbosità voyeuristica che purtroppo un dramma simile poteva portare e che Vincenzo Alfieri ha trasformato nel suo C’era una volta a Colleferro omaggiando il povero Willy Monteiro Duarte nello stesso modo con cui Quentin Tarantino omaggio Sharon Tate.

E se non è un colpo da maestro registico questo…

Voto 8

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