Regia di Teona Strugar Mitevska vedi scheda film
Venezia 82. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Qualche lustro fa lessi una biografia dedicata a Madre Teresa di Calcutta che mi lasciò turbato e che ora torna, un po' a sorpresa, ad emergere dal silenzio della memoria. Non immaginavo sarebbe stata utile per rileggere il nuovo film della regista macedone Teona Strugar Mitevska. Il suo "Mother" apre la sezione Orizzonti in maniera efficace raccontando i sette giorni che precedono il definitivo addio della madre all'ordine religioso delle suore di Loreto. Corre l'anno 1948 e finalmente la sorella ottiene il benestare dalla Santa Sede per fondare un proprio ordine religioso votato all'assistenza degli emarginati. Per lei si aprono le porte del convento e la vita lungo le strade della povertà diventa una missione.
Teresa - La madre degli ultimi (2025): Noomi Rapace
Dicevo che il libro mi lasciò sorpreso e mi rattristò. Vi si narrava di un viaggio in Darjeeling e di una visione che suscitò nella donna una sorta di "chiamata nella chiamata". Già suora, infatti, madre Teresa ebbe una visione mistica di Cristo che la esortava ad occuparsi dei più poveri. La madre obbedì ed il resto è mito.
Ciò che mi turbò delle successive vicende lavorative e religiose della madre furono "l'assenza di Dio" e le profonde crisi spirituali ed emotive che tale assenza comportò. Insomma la santa dei poveri, colei che piccola come una "matita nelle mani di Dio" aveva dedicato completamente la vita al servizio dei lebbrosi e degli affamati, sembrava tanto forte quanto vulnerabile, tanto generosa quanto egoista. Possibile che una donna così "grande" aiutasse i bisognosi per riempire un silenzio assordante e per ricevere in dono da Cristo un'ulteriore comunione mistica? L'aiuto ai poveri era il solo mezzo per ricevere in terra ciò che gli altri potevano ottenere dopo una morte in grazia di Dio? Non coincideva con la rappresentazione agiografica e televisiva di una delle figure più autorevoli del '900. Scosso dalla lettura della vita della madre, chiusi il libro anzitempo senza immaginare che l'individualismo spirituale trapelato da quelle pagine potesse nuovamente ritornare nella parola "vanità" che Mitevska utilizza durante un colloquio tra la suora ed il suo confessore. In tale sequenza Madre Teresa si interroga sul senso delle sue azioni e si chiede se sia Dio ad indirizzarla ai poveri o se sia il diavolo a farlo per assecondarne l'ascetica vanità.
Teresa - La madre degli ultimi (2025): Noomi Rapace
Anjezë Gonxhe Bojaxhiu è stata una donna, prima ancora che missionaria e santa. Avrei potuto capirlo già da quelle pagine con la giusta maturità.
Umana, dunque fragile.
Le immagini del film colgono la frenesia degli ultimi giorni del suo operato come figlia di Loreto e scavano nella complessità del suo animo.
Mitevska la mette di fronte ad un futuro alternativo di amante e di madre biologica. Non la priva della fede ma le mostra una scelta diversa, nel corpo e nello spirito
dell'amata consorella Agnieszka, che non a caso porta il suo stesso nome da laica.
Agnieszka è la madre stessa, combattuta dal desiderio di una vita normale.
Allo stesso tempo la regista dedica spazio al rapporto tra la suora di Calcutta ed il suo confessore, padre Friedrich. Il loro è un rapporto intimo, profondo e univoco, per forza privo di carnalità ma non necessariamente di desiderio.
Teresa - La madre degli ultimi (2025): Noomi Rapace
La regista macedone utilizza una vasta gamma di inquadrature: dall'alto dal basso di lato. Spesso vicine al volto di Noomi Rapace e spesso necessarie per imprimere il senso di impotenza e la pesantezza d'animo del personaggio. Madre Teresa mostra di mal sopportare la sudditanza delle suore nei confronti dei confratelli cattolici. Sono una donna in un mondo di uomini. Uomini, uomini, uomini. Quando però ottiene dal papa di formare il nuovo ordine Mitevska la inquadra assisa in cattedra al di sopra di padre Friedrich, seduto invece, in uno dei banchi più in basso. È un'aula scolastica ma sembra una cattedrale in cui i posti siano stati invertiti e lo Status Quo ribaltato. Mitevska rivendica così una delle rare vittorie femminili nei confronti dell'uomo in un ambiente in cui le donne contano poco e non possono decidere in autonomia del loro ruolo sociale.
Il racconto di Mitevska tocca, inevitabilmente, corde politiche parlando del ruolo delle donne nella società contemporanea lamentando, tuttavia, la mancanza di reciproco appoggio tra le stesse. La madre è spesso dura nei confronti di Agnieszka e delle consorelle e alla fine sembra essere Dio (o la Natura) a toglierle le castagne dal fuoco con un evento tanto naturale quanto imprevedibile.
Noomi Rapace veste i panni scomodi della suora di Loreto donandole mille sfaccettature. Severa, amorevole, saggia, impaziente, devota, ilare. Con forza straordinaria ad ogni situazione. Quasi a conferire una risolutezza straordinaria ad ogni sentimento provato. Un'interpretazione sentita ed emozionale per una donna fuori dal comune che, ancora oggi nello spirito delle missionarie della Carità, percorre le strade delle bidonville per dare sollievo materiale e spirituale ai poveri. Non solo quelle di Calcutta ma di tutto il mondo, perché come dice Teona Strugar Mitevska "Madre Teresa, oggi sarebbe a Gaza, sarebbe lì sotto il fuoco, a prendersi cura dei palestinesi".
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