Regia di Tina Romero vedi scheda film
Se si vuole scatenare tutta la propria feroce insofferenza all'idiozia, mancanza di buon gusto e conformismo dilaganti, basta sobbarcarsi la sofferenza e solo per cotanto cognome, di vedere quella insopportabile vaccata "Queens of the dead" della figlia lesbica vestita da maschietto, di Romero. Appurato che pure Romero al pari di tanti altri padri celebri e nella fattispecie registi dell'horror nostrano e stranieri, ha qualche fallimento in famiglia e conflitti educativi o di qualche altro genere con almeno parte della sua prole, passiamo al "film". A cui per una volta mi accodo per le rumorose stroncature, ma con maggiore consapevolezza e conoscenza rispetto ad altri di tutto ciò che sta dietro a simili operazioni faziose e insopportabili, ridicole nel loro vaneggiare nascondendosi dietro alla apparenza leggera e caciarona di una commedietta innocua, nella sua invece persistente ideologia da regolamento di conti, con i pochi personaggi eterossusli ridotti a pietosi o disgustosi. Oggetto di battute solamente faziose e insopportabilente cretine. Come stavo introducendo, la Romero-che ha addirittura avuto il suo capod'opera alla Festa del Cinema di Roma, immagino già per interessamento e patrocinio di chi e quali organizzazioni-ha difatti raccolto solo sonore recensioni quasi esclusivamente cattive. A chi piace è solo perché fa parte attivista e acritica dei vari aggiunti mensili personali e non, delle sigle Lgbt.
Da vedere ripeto, ma unicamente per rendersi conto di prima persona anche se si quasi esattamente a cosa andare incontro, della incapacità registica e di imbastire qualcosa di minimamente, e nell'ordine: divertente/dinamico/pauroso/interessante da parte della - per questa dimostrazione- inetta figlia d'arte, con il suo assedio dei morti viventi ad un club notturno newyorchese(il film è girato anche per il suo basso costo-e te credo solo la IFC poteva finanziarlo-praticamente per intero nel locale privè discoteca lesbo-omosessuale, e in una corsia, piano e corridoi ospedalieri), di spettacoli drag queen, e come aggettivizzano oggi gli adepti dell'indottrinamento culturale con l'anglofilo "queer", di personaggi lesbiche e omo. C'è solo da chiedersi nonostante i tempi che esaltano queste posizioni e questi messaggi, se la quarantenne Tina avrebbe mai potuto fare il suo velleitaristico esordio registico con questo film commedia-horror zombesca-demenziale Lgbt seppure a basso costo ripeto, non avesse portato il cognome Romero. Nel frattempo se si ha proprio lo stomaco foderato di piombo anti-morso zombi LGBT, ci si può leggere certi deliri su questo capolavoro, ma ad opera dei siti sempre più distintisi nel loro essere ruffiani delle minoranze ideologiche e rumorose, sempre a caldo sul pezzo quando si tratta del saffico-transgender, e per così capire bene cosa vuole dire essere portatori sani di concetti ed enunciati pestilenziali, anche se essi non portano ad una apocalisse zombi. O forse si, ma soltanto mentale.
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