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The Fence

Regia di Claire Denis vedi scheda film

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La recensione su The Fence

di alan smithee
4 stelle

Matt Dillon

The Fence (2025): Matt Dillon

TFF 43 : FUORI CONCORSO

Presso un grande e sorvegliatissimo cantiere di proprietà europea a sito in una desertico zona sub-sahariana, un elegante uomo di razza nera di nome Alboury (Isaach De Bankolé, attore quasi feticcio della apprezzata cineasta francese) si piazza intransigente e determinato di fronte alla fitta ed alta recinzione che circonda la della struttura.

Accolto nel primo livello di sicurezza, in mezzo alle due barricate che separano il luogo dal resto del mondo, l'uomo inizierà a rapportarsi con professionale Horn (Matt Dillon), pacato e cordiale capo cantiere statunitense, che lo invita anche a bere un bicchiere assieme a lui, ricevendo un pacato diniego dall'uomo. Parlando assieme, l'americano scopre che l'uomo è sopraggiunto per rivendicare la custodia del cadavere del fratello, rimasto ucciso poco prima in circostanze ancora da definire. Intanto la polizia sta indagando ed il corpo non potrà essere restituito alla famiglia prima del giorno seguente.

Nel frattempo seguiamo un giovane ingegnere di nome Horn (Tom Blyth, in un ruolo troppo poco definito, salvo la svolta finale raccontata attraverso maldestri flashback) andare a prendere svogliatamente Leonie, la giovane moglie del capo cantiere, appena sopraggiunta in loco per riabbracciare il consorte.

Isaach De Bankolé

The Fence (2025): Isaach De Bankolé

 

La determinazione del parente del deceduto non accenna a lasciarsi scalfire da lusinghe e gentilezze, e nel frattempo, mentre i coniugi si riuniscono tra gli hangar freddi, asettici e disadorni ove vivranno per un po' I due coniugi, la vicenda delle cause della morte del dipendente troverà modo di chiarirsi, o per lo meno, di individuarne il vero responsabile.

Per nulla nuova ad indagare e rappresentare la commistione ed il rapporto di sudditanza che contraddistingue le figure antitetiche dei colonizzatori da quelle dei colonizzati, e che negli ultimi decenni prende forma in Africa soprattutto sotto forma di una dominazione economia, più che socio politica, la brava regista francese Claire Denis purtroppo spreca tanta materia importante e potente, tergiversa con situazioni e scene che paiono inutili riempitivo, e lega male i protagonisti, alcuni completamente fuori parte e fuori luogo, come accade alla giovane attrice Mia McKenna-Bruce, scelta ad impersonate la moglie di un Matt Dillon decisamente più ispirato ed in parte. Peccato perché il film, qualora scritto in modo più fluido, avrebbe riportato la pur brava regista dinanzi ad un contesto caratterizzato da forme di vero e proprio neo-colonialismo entro cui la cineasta ha più volte saputo districarsi egregiamente, come accaduto in Chocolat (1988) e in Beau Travail (1999).

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