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Trama

Il film The Love That Remains racconta un anno nella vita di una famiglia in transizione: i genitori si stanno separando, ma la quotidianità continua. Attraverso momenti teneri e giocosi, il film racconta le stagioni che passano e l’amore che resta, mentre ciascun membro affronta a modo proprio la frattura e il legame. Un racconto intimo che trova il suo respiro nel ritmo della natura e nei piccoli gesti condivisi.

Con il film The Love That Remains, presentato al Festival di Cannes 2025, Hlynur Pálmason abbandona la dimensione epica di Godland per concentrarsi su un racconto intimo, quotidiano e personale. Il film nasce da un desiderio: osservare da vicino ciò che ci definisce, ciò che ci resta quando l’amore cambia forma ma non scompare. Il regista ha voluto filmare ciò che gli è prossimo, la sua famiglia, la sua casa, il suo giardino. Anche per questo, i tre figli di Pálmason sono parte integrante del film The Love That Remains non solo come interpreti, ma come energia narrativa e forza emotiva.

Se Nest esplorava il gioco e la costruzione nell’infanzia, The Love That Remains ne è il controcanto adulto: cosa accade fuori dalla scena, nella vita dei genitori, mentre i figli crescono? La risposta si articola in una narrazione che rifugge gli estremi: non ci sono colpevoli, né soluzioni nette. Come nella realtà, ognuno convive con emozioni contraddittorie. Anche nella separazione, resta l’amore.

Girato con un approccio essenziale, quasi documentario, il film The Love That Remains cerca l’autenticità nella materia grezza della vita: i silenzi, gli spazi condivisi, i dettagli domestici. La macchina da presa è sempre in ascolto, mai invasiva. L’ambiente naturale - il passare delle stagioni, le trasformazioni del paesaggio - diventa una sorta di metronomo del racconto, in una temporalità fluida e reale.

L’artista madre, che porta avanti le sue opere mentre si prende cura dei figli, e il padre pescatore, che lotta per non perdere il suo ruolo nella famiglia, incarnano due modi diversi di restare. I loro percorsi sono paralleli e complementari, e la loro imperfezione li rende profondamente umani. La musica di h hunt, utilizzata quasi integralmente, aggiunge un livello di tenerezza e sospensione che avvolge l’intero film in una dimensione emotiva concreta ma sognante.

Pálmason continua a interrogare la memoria, la fragilità e l’essenza del tempo attraverso uno stile che alterna delicatezza e ruvidità, poetico ma mai manierato. Il suo cinema resta ancorato a una domanda fondamentale: cosa resta, quando l’amore cambia? La risposta è affidata alle immagini, alla luce che cambia, alle mani che costruiscono, distruggono, abbracciano.

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2025
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Selezionato per la sezione Icons al Busan International Film Festival 2025
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