Trama
Presentato a Cannes 2025 nella sezione Un Certain Regard, il film O riso e a faca racconta la storia di Sergio (Sérgio Coragem), ingegnere ambientale portoghese che arriva in una grande città dell’Africa Occidentale per lavorare a un progetto infrastrutturale finanziato da una ONG: una nuova strada che collega il deserto alla foresta.
Immerso in una quotidianità segnata da jeep bianche, uffici climatizzati e cocktail tra espatriati, intreccia un triangolo fragile e sbilanciato con Diara (Cleo Diára) e Gui (Jonathan Guilherme), due abitanti del luogo. Mentre le tensioni neocoloniali affiorano sempre più apertamente, l’unico rifugio di Sergio sembra essere quel legame instabile - forse amoroso, forse illusorio - che lo lega a loro.
Con il film O riso e a faca, Pedro Pinho costruisce un'opera che si muove su più livelli: è un thriller rarefatto e intimo, ma anche un affondo sul presente neocoloniale. Dopo A Fábrica de Nada, il regista radicalizza il suo approccio discorsivo: invita i suoi personaggi a parlare dal cuore della ferita aperta tra Europa e Africa, tra sviluppo e dominio, tra investimento e appropriazione.
La strada che Sergio nel film O riso e a faca deve contribuire a costruire è il simbolo perfetto di questo paradosso: promessa di progresso, ma anche cicatrice imposta su un territorio che rifiuta di essere addomesticato. Intorno a lui si muove un mondo ambiguo (ONG occidentali, ingerenze economiche del Nord globale, relazioni ineguali travestite da scambi culturali) dove l'identità e il desiderio si scontrano in ambienti rarefatti, tra feste artificiali e corpi fuori posto.
Ma O riso e a faca è anche un film su ciò che sopravvive al disincanto: sguardi, carezze, danze notturne, tentativi di sfuggire ai ruoli imposti. Nell’incontro tra Sergio, Diara e Gui non c’è risoluzione, ma una tensione che vibra tra attrazione e potere, tra tenerezza e impossibilità. È in questa zona grigia, mai del tutto raccontata, che il film trova la sua voce più profonda. Pedro Pinho non impone giudizi, ma restituisce corpi e domande, lasciando al pubblico lo spazio del dubbio.


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