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Trama

Il film Un poeta racconta la storia di Óscar, un uomo che si presenta come poeta. A Medellín, fra letture pubbliche, sigarette fumate male e rimpianti adolescenziali, cerca di sopravvivere al disincanto della mezza età. Quando accetta di aiutare Yurlady, una ragazza più giovane in difficoltà, si ritrova a interpretare, forse per la prima volta, il ruolo del padre.

Presentato a Cannes 2025 nella sezione Un Certain Regard, il film Un poeta è una commedia malinconica e surreale sull’arte, sull’identità, e su ciò che resta quando ci si accorge di non essere diventati ciò che si sognava.

Con Un poeta, Simón Mesa Soto sovverte l’idea convenzionale di "film colombiano" con una commedia umana stralunata e intima, che si muove tra l’assurdo e il malinconico. Il regista ammette apertamente le influenze della commedia newyorkese alla Woody Allen e di certo cinema argentino, ma le innesta in un contesto inedito: un uomo borghese, intellettuale in crisi, in una Medellín che si fa spazio sociale e simbolico, dove le disuguaglianze si insinuano nelle relazioni più banali.

Il personaggio di Óscar nasce da una contraddizione: quella tra l’immagine idealizzata del poeta e la sua realtà concreta, patetica e dolcemente fallita. Tale tensione regge il tono del film, fatto di chiaroscuri emotivi, in cui la disillusione si intreccia con una fragilissima tenerezza. Il volto di Óscar è quello di Ubeimar Ríos, un insegnante e cronista incontrato per caso, che ha trasformato il personaggio scritto, rendendolo più umano, vulnerabile, vivo.

Il film Un poeta è anche una riflessione su ciò che l’arte può o non può fare: nella società latino-americana, l’arte è spesso politicizzata, investita di aspettative. Un poeta si diverte a scardinare questa impostazione, scegliendo la commedia come forma per raccontare una tensione di classe, un conflitto culturale, una relazione padre-figlia reinventata. Yurlady, interpretata dalla giovanissima Rebeca Andrade, è un contraltare perfetto: concreta, enigmatica, fragile e forte. La loro relazione è insieme uno scambio, uno specchio e una possibilità di riscatto.

Girato in 16mm, il film Un poeta adotta un’estetica volutamente datata, ruvida, per evocare un tempo indefinito e un’epoca interiore: quella di uomini che si sentono già superati, fuori tempo massimo, in bilico tra la nostalgia e il ridicolo. Una scelta poetica che richiama la spontaneità di Cassavetes e rifiuta ogni pulizia digitale.

Il progetto nasce e si realizza in fretta, contro le logiche industriali contemporanee. Concluso in pochi mesi e montato quasi di corsa, Un poeta è arrivato a Cannes come gesto creativo urgente, sfrontato, libero. Forse imperfetto, ma vivo. Proprio come il suo protagonista.

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