Regia di Philippe Leclerc vedi scheda film
L’animazione francese conferma la sua vitalità sfornando un altro interessante prodotto, questo I figli della pioggia ispirato a un racconto fantastico di Serge Brussolo e che già negli anni ’80 René Laloux, celebre per il suo Pianeta selvaggio, aveva tentato di realizzare. La storia combina il fantasy al mitologico al giallo fino al thriller e ricorda le dinamiche descritte da Aida degli alberi di Manuli. In qualche parte dell’universo il popolo degli Hydross e quello dei Pyross si fronteggiano senza tregua. I primi hanno necessità dell’acqua, i secondi del fuoco e in questi due bisogni diametralmente opposti si sconta uno scontro irriducibile fino a quando l’amore tra Skan, giovane guerriero Pyross, e la bella hydroniana Kallisto introduce un cuneo tra le due civiltà e che divarica secoli di odio permettendo alla tolleranza di fare il suo corso. Poetico e ottimista ma non nella direzione del fasullo melenso di Tonino Guerra, questo film di Philippe Leclerc, uscito in sordina, dimostra che in Europa ancora è possibile un’animazione alternativa ai modelli nippoamericani, adulta e caratterizzata dal disegno “contaminato” di Philippe Caza, e dagli affascinanti sfondi che occhieggiano a Moebius.
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