Regia di Jean Cocteau vedi scheda film
Il testamento di Orfeo (1959): locandina
CINEMA OLTRECONFINE
Dalla fine della Guerra , l'uomo di multiforme ingegno ed arte Jean Cocteau si dedica prevalentemente alla cinematografia, arte visiva e narrativa che consente all'artista di spaziare nella narrazione, raggiungendo più discipline e unendole in un percorso artistico che segna l'esistenza, anche quella di se stesso.
I film di Cocteau, parte dei quali egli scrive e dirige in collaborazione, sono molto importanti perché per primi introducono l'immaginario surrealista nel cinema francese, finendo per diventare un punto di riferimento in grado di influenzere quel gruppo di cineasti e critici che diventeranno I fautori e promotori della Nouvelle Vague.
Il testamento di Orfeo (1959): Jean Cocteau
Considerato il suo testamento artistico e un'esplorazione del rapporto tra arte e vita, nel suo dichiarato ultimo film, Il testamento di Orfeo, Cocteau, interpretando se stesso, rivive il suo viaggio artistico compiuto in vita, confrontandosi con la morte e la rinascita, che è artistica prima di tutto, ma così potente da poter rigenerare un corpo morto.
Il film inizia con Cocteau che, nelle vesti di un novello Orfeo, viaggia attraverso una terra desolata, incontrando personaggi che sembrano appartenere a diverse epoche e dimensioni.
Questi incontri lo portano a confrontarsi con la sua stessa mortalità, minata da una vecchiaia ormai difficile da tenere lontana o da celare, ma resa forte grazie al potere della propria arte che sa spaziare tra le differenti discipline.
Il testamento di Orfeo (1959): Pablo Picasso, Lucia Bosé
Il testamento di Orfeo (1959): Jean Cocteau, Jean Marais
Attraverso una serie di scene oniriche e surreali, Cocteau riflette ed analizza il rapporto tra la sua vita personale e il suo lavoro artistico, facendo il punto sulle circostanze che lo ispirano alla creazione artistica, e riflettendo sulla necessità della distruzione, processo che lascia il posto alla rinascita.
Il film, magnifico nelle sue allegorie e capricci artistici, è un viaggio irresistibile ricco di simbolismo e metafore, con il regista che interpreta se stesso mentre è impegnato, con un seducente giovane accompagnatore, a percorrere spazi e tempi indefiniti che uniscono arte e storia, cultura e vicissitudini di vita, incontrando personaggi e situazioni che rappresentano i suoi tormenti interiori, la sua controversa, ma anche affascinante visione del mondo, entro cui la fisicità di corpi maschili giovani ed atletici appare come un tratto distintivo che aiuta l'anziano ma ancor vigoroso artista a percorrere I suoi sentieri artistici tutt'altro che smarriti o privi di ispirazione.
In questo viaggio, l'artista si circonda di figure iconiche del mondo dell'arte, del cinema, della musica, uniti a celebrare la potenza dell'arte nel corso di una vita che, in fondo potrebbe essere quella di un uomo qualunque.
Tra gli altri si riconoscono il giovane Jean Pierre Léaud, Charles Aznavour, Lucia Bosé e il consorte torero Luis Miguel Dominguin, Yul Brinner, Pablo Picasso, Maria Casares e Jean Marais nel ruolo dell'eroe mitologico greco Edipo.
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