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Laurent dans le vent

Regia di Anton Balekdjian, Léo Couture, Mattéo Eustachon vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Laurent dans le vent

di alan smithee
6 stelle

scena

Laurent dans le vent (2025): scena

FESTIVAL DI CANNES 78 - ACID

Laurent non è più un ragazzino, avendo quasi raggiunto il traguardo dei suoi primi 30 anni e comportandosi ancora come il teenagers appena diplomato Che non sa da che parte dirigere la propria confusa esistenza.

Lo ammette per primo egli stesso: "faccio cose, lavori che non mi hanno mai entusiasmato, e finisco per perderli".

Alla ricerca di qualcosa che possa almeno minimamente interessargli e consentirgli di vivere in modo autonomo da una sorella maggiore già di suo alle prese con una complicata relazione con la sua compagna, Laurent raggiunge una stazione sciistica poco tempo prima che la stagione abbia inizio, sperando di trovare almeno un lavoro stagionale. Finirà ospite dapprima di una madre single con un figlio ventenne un po' particolare, fissato per il culto dei vichinghi, e poi a badare ad una nonnina sola nella sua vecchia casa, costretta in un letto a dormire e bere alcol.

Dopo aver fatto amicizia con un ragazzo che dapprima lo ha corteggiato, e poi illuso, e dopo essersi confrontato con una manciata di anime a dir poco peculiari.

È un film fresco e vivo questo Laurent dans le vent, che porta la firma del trio di giovani cineasti Balekdjian/Couture/Estachon.

I tre registi portano avanti i dettagli di una crisi esistenziale senza calcare la mano sulla drammaticità di fondo della situazione, ma restando invece possibilisti grazie alla inaspettata bontà che, a volte, l'essere umano sa trovare proprio facendo tesoro delle difficoltà patite e cercando di alleviare preoccupazioni, disagi e difficoltà di chi si ha dinanzi.

I personaggi che popolano questa delicata ed intensa vicenda rispondono a queste caratteristiche, ostentando una umanità di fondo che appare contagiosa e piena di grazia.

In questo contesto favorevole e, nonostante tutto, gradevole nei personaggi che si incrociano entro un contesto montano che alterna solitudini esasperate a periodi di affollamento turistico superficiale e caciarone, una lode particolare va, all'interno di un cast coeso e visibilmente affiatato che comprende anche una dolce (per una vomta) Béatrice Dalle, all'ottimo protagonista, Baptiste Perusat, un simil Alan Ford bello, mite, assai incapace aivello sia pratico, sia sentimentale, ma per fortuna infinitamente umano ed onesto.

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