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The Conjuring: Il rito finale

Regia di Michael Chaves vedi scheda film

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La recensione su The Conjuring: Il rito finale

di Souther78
4 stelle

Storia "vera" che di vero ha principalmente i nomi dei protagonisti: dall'incipit al finale il 90% dei fatti narrati devia totalmente dalla realtà. Purtroppo gli effetti speciali e lo spavento a tutti i costi, ad accumulo, compromettono il risultato finale, rendendolo sempre più inverosimile e ridicolo.

 
Un Patrick Wilson 50enne, in forma smagliante, impersona colui che nella realtà era un 60enne bolso (per usare un eufemismo): questo rappresenta esattamente il livello di affinità con il vero che avvolge l'intera opera. Qui tutto sembra tratto da fatti realmente accaduti, ma ben presto si può facilmente intuire che il binario cinematografico devia bruscamente da quello della verità.
La storia ufficiale racconta di episodi assai meno teatrali, riferiti soltanto dai membri della famiglia Smurl, e mai avallati da alcuna ripresa o testimonianza altrui. Senza voler entrare nel merito della veridicità del racconto della famiglia che avrebbe vissuto i fatti, si sarebbe potuto tranquillamente narrarli in modo più aderente al vero, ma non sarebbe stato ovviamente il film spettacolarizzato che ne è stato ricavato: purtroppo, però, il 90% delle persone vede la frasetta "ispirato a fatti realmente accaduti" e si beve tutto quanto come se fosse un documentario. Basti vedere il caso di Non aprite quella porta, che in realtà non attinge ad altro, se non a un insieme di casi più o meno risolti. 
Già il fatto di mettere due divi di Hollywood in tiro nei panni della attempata coppia è un indizio alquanto forte di come sia impostata la saga. 
 
La prima parte del film è intensa, perchè punta più sui sentimenti umani che sugli effetti speciali, benchè sia talmente inverosimile da contaminare fin da subito la visione: chi manderebbe una donna incinta a combattere spettri? Tra l'altro la figlia nella realtà è nata circa vent'anni prima di quanto mostrato nel film, cioè nel 1946. E non risulta che sia accaduto nulla di quanto lì mostrato, anche perchè sarebbe stato difficile che a 20 anni questi avessero fatto alcunchè: solo negli anni '60 inizieranno a occuparsi di paranormale, e solo nel decennio successivo anche "sul campo". 
 
Sgombrato il campo dalle storie (non) vere, resta quindi da capire che cosa valga il film in sè e per sè: sicuramente coinvolge più all'inizio, anche perchè più originale... poi inizia a perdersi nei clichè del genere, con una commistione tra verità e fantasia che infastidisce soltanto. Come spesso accade in questi casi, il meglio arriva prima che si inizi a calcare troppo la mano, mostrando l'inverosimile: la preparazione, con i primi segnali allarmanti e gli episodi inspiegabili, vale più del resto.
 
Accanto alle rappresentazioni più orrorifiche, assistiamo a lunghe digressioni famigliari altrettanto fittizie, non foss'altro per la datazione (dubitiamo che la figlia si sia sposata la prima volta a 40 anni, negli anni '80). Con questo finale di saga, si è inteso dare una rappresentazione alquanto idilliaca e tutto sommato molto artefatta della famiglia Warren.
 
Il film non decolla dalla mediocrità, o, per meglio dire, vi precipita dopo un'introduzione che avrebbe potuto evolvere assai meglio, ma ove si privilegiano gli stereotipi. Su tutto prevale l'alone di raggiro dell'attribuire sentore di veridicità a circostanze del tutto inventate.
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