Regia di Michael Chaves vedi scheda film
All’annuncio del nuovo The Conjuring – Il Rito Finale quello che ha maggiormente sorpreso la stampa è che questa pellicola sarebbe stata l’ultima (!?) del cosiddetto Conjuring Universe, l’universo condiviso di film ispirati ai “presunti” casi di attività paranormali di cui si sarebbero occupati Ed & Lorraine Warren, la celebre coppia di (indagatori dell’incubo) demonologi e/o esorcisti, nonostante questa abbia presentato una vera e propria gallina dalle uova d’oro per la New Line Cinema e la The Safran Company (ovvero il Peter Safran che sta progettando, con James Gunn, il nuovo DC Universe per la Warner Bros) e che in 12 anni (e dieci pellicole) ha incassato in tutto il mondo circa 2 miliardi e mezzo di dollari, a fronte di un budget di (appena?) 220 milioni di dollari, e classificando il Conjuring Universe come l’unico (!) universo cinematografico post Marvel davvero di successo.
Accanto al ciclo principale di film si collocano poi i vari spin-off dedicati alla bambola Annabelle e al demone Valak di The Nun e che si posizionano qualitativamente su un gradino decisamente più basso.
I primi due capitoli (The Conjuring e The Conjuring – Il Caso Enfield), diretti da James Wan, mantengono lo stesso livello di qualità mentre con il terzo capitolo (The Conjuring – Per ordine del diavolo), sempre prodotto da Wan e Safran ma diretto da Michael Chaves, il risultato è nettamente inferiore, e sembra confermare che ormai il franchise non abbia più nulla da dire.
E il ritorno dello stesso Chaves in questo ultimo capitolo ne sarebbe l’ulteriore dimostrazione.
E invece non è stato così.
A sorpresa il regista, in collaborazione agli sceneggiatori Ian Goldberg, Richard Naing & David Leslie Johnson-McGoldrick, riesce a costruire una chiusura convincente e rispettosa per il franchise portandogli spettatori ad assistere all’ultima fatica dei celeberrimi coniugi Warren, un ultimo caso che li tocca da vicino e legato al loro passato e agli inizi della loro carriera.
Anche in questo caso, il lungometraggio si basa su una (presunta?) storia vera e al caso della casa infestata della famiglia Smurl, vicenda celebre tra gli appassionati di occultismo, incrociando ancora una volta tra loro realtà e finzione cinematografica ma questa volta il piano tematico sposta l’attenzione dal "Mostro" che aggredisce gli altri a una minaccia più diretta alla famiglia dei protagonisti.
Non quindi più mediatori tra l’umano e il demoniaco ma vittime designate di un demone che rimette in discussione la loro fede, il loro ruolo di genitori ma anche la loro storia passato e (attraverso la figlia e il genero) il loro lascito per il futuro.
The Conjuring - Il rito finale si basa quindi proprio sui legami familiari, portando a dinamiche molto più intime e con ombre che arrivano direttamente dal loro passato di esorcisti, mentre la riflessione sui rapporti tra madre e figlia, non nuovi nella saga di The Conjuring, in questo caso assumono un’importanza maggiore dato che le indagini non solo li tocca direttamente ma il demone ha proprio loro come principale obbiettivo.
Introducendo uno specchio come oggetto maledetto, gli autori lo trasformano da semplice simbolo a metafora sulla necessita di fare i conti con la propria coscienza, di guardarsi dentro e interrogarsi su ciò che si è, su ciò che si è stati e di cosa si professa per il nostro futuro (evidente, poi, nella sequenza del camerino nuziale, un labirinto di specchi, dove identità e riflessi si confondono tra loro).
La regia di Michael Chaves è funzionale ma mai davvero incisiva, la grammatica narrativa coerente ma piuttosto scolastica, gli spaventi prevedibili e spesso privi di inventiva e, da questo punto di vista, è evidente che con l’abbandono della regia di Wen la serie abbia perso tantissimo ma è anche altrettanto evidente di come il successo della saga sia da ricercare - anche & soprattutto - nella presenza scenica riconoscibilissima (e rassicurante) di Patrick Wilson & Vera Farmiga, la vera chiave del successo di The Conjuring.
Patrick Wilson continua a trovare sempre nuove sfumature al suo Ed, un uomo che crede più in sua moglie che non nel soprannaturale ed è proprio il suo affetto incrollabile a regalare umanità a un ruolo altrimenti piuttosto anonimo mentre Vera Farmiga è il centro emotivo (e paranormale) della saga ed è la loro alchimia, come attori e personaggi, il cuore della saga.
Il cast finale comprende anche Mia Tomlinson, Ben Hardy, Beau Gadsdon, Rebecca Calder, Steve Coulter, Elliot Cowan e Shannon Kook-Chun.
L’ultimo The Conjuring non è una pellicola memorabile ma un horror onesto e ben realizzato, un blockbuster senza troppe pretese ma capace di attrarre (e soddisfare) il grande pubblico, soprattutto se è fan dei Warren, ma dove riesce meglio è soprattutto nel costruire per loro un commiato all’altezza, tra richiami storici al passato e il ritorno di vecchi amici, anche solo per un breve saluto.
The Conjuring – Il rito finale si rivela soprattutto come un congedo affettuoso, dedicato soprattutto ai fan di sempre, e in questo senso funziona egregiamente, ammantandosi di un lascito generazionale anche interessante (e inusuale per il genere) ma per chi si è ormai adattato (assuefatto?) o predilige la nuova (!?) onda horror (soprattutto?) americana, la risposta potrà essere molto meno entusiastica.
VOTO: 6
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