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Trastevere

Regia di Fausto Tozzi vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Trastevere

di Ted_Bundy1979
8 stelle

Per chi è romano di nascita e crescita -poi purtroppo trapiantato- come il sottoscritto, è un must assoluto, un capolavoro tra quei pochi film e non poi così tanti come si potrebbe pensare, capaci di racchiudere la romanità -non soltanto come quella del quartiere di Trastevere allora in trasformazione, oggi compiuta in quasi totale trasfigurazione a uso e consumo dei turisti con il loro potere economico ben diverso, come quasi tutti i luoghi antichi e caratteristici, furono, d'arte, in Italia-, e gli unici tratti caratteristici che la distinguono, al livello di davvero pochi altri titoli cinematografici.

Da poco tempo finalmente restaurato in una copia sfavillante in alta definizione 1920x1080p che fa apprezzare finalmente il più minuto dettaglio e i colori brillanti della fotografia strepitosa compiuta dal figlio di Cesare Zavattini, Arturo, che era stato a inizio carriera assistente operatore proprio per "Il Bidone", forse il miglior film di Fellini in assoluto, e che proprio con le capacità di inarrivabile cantore della romanità di Fellini questo capo d'opera incompreso, possiede diversi punti di contatto.

Purtroppo viene da pensare anche a tutte le sequenze e i raccordi, i personaggi(presenti infatti nei crediti ma non nella pellicola come quello di Martine Brochard), che non possiamo ancora oggi dopo 54 anni dall'uscita vedere in nessuna edizione, e forse sono andati perduti per sempre. Tozzi a questa sua unica regia e progetto dell'intera vita di attore caratterista e collaboratore ai dialoghi in romanesco ( qui anche unico soggettista e sceneggiatore), aveva infatti dedicato un montaggio(Nino Baragli, Carlo Reali, professionisti di eccellenza) finale di ben 137'. Poi sforbiciato dalla PEA di Alberto Grimaldi- da qui anche gli splendidi manifesti di Simeoni come per "Il Decameron" di Pasolini e i western leoniani-, anche grazie alla tragicomica denunzia di uno spettatore grossetano(e dove sennò), che fece ritirare per un periodo il film dal solito immancabile pretore dei tempi, per "vilipendio alla religione" nella "persona" della S.S.MA Vergine Maria, come direbbe il buon Sgt. Hartman.

E proprio per il suo essere girato interamente nelle vere strade e nei veri scorci, vicoli, angoli e bar, trattorie, del quartiere- tranne forse il crocicchio di vicoli ricostruito in studio da Giantito Burchiellaro, e dove staziona con le sue stecche di sigarette e quant'altro di attività illegali dello strozzonaggio la Sora Regina, interpretata dalla strepitosa caratterista americana Mickey Fox e doppiata da una delle più riconoscibili voci della romanità, Lia Curci; rappresenta dunque per Trastevere e la Roma dell'epoca con le sue macchine parcheggiate ancora ovunque, e i suoi manifesti attaccati dappertutto(non può mancare la Pejo e il Fernet Branca, lo Stock84 e il Brandy Fernet ossessivamente in ogni inquadratura) a catturare di grande nostalgica atmosfera il luogo e il 1971, alla pari di quello che "American Graffiti" due anni dopo, ha rappresentato per l'America di provincia del 1962. E Senza iperboli, per la sua caleidoscopica visione di personaggi e situazioni di vita così diverse tutte a vivere e sopravvivere nello stesso luogo, tra il tragico e il faceto in sempre equilibristico contrasto(forse sopra a tutti e senza la medesima dimensione, ma sarebbero troppi da citare-interpretati dai più grandi nomi del nostro cinema come da non professionisti scelti dal luogo stesso-, lo strepitoso personaggio "Straccaletto" di Enzo Cannavale "rifocillatore" notturno di caffè, panini, brioches con il figlioletto e la Giardinetta Topolino, delle prostitute, per carpirne ossessivamente possibili notizie su chi sia stato il non individuato accoltellatore della di lui moglie e prostituta, uccisa due anni prima, il giovane americano stordito dalle droghe e depresso che si getta dal Pincio alla salva di cannone del mezzogiorno, dopo essere stato abusato dal Conte frocione interpretato da Gigi Ballista), rappresenta per Trastevere quello che "La Dolce Vita" ha rappresentato per Via Veneto e la Roma della "Hollywood sul Tevere", di dieci anni prima. Per chi scrive, non è inferiore neppure all'apparente mente inarrivabile affresco attraverso le varie epoche ed esperienze biografiche, di "Roma", dello stesso Fellini, l'anno successivo.

Veramente misera e vecchia ma nel significato peggiore del termine, la copertina del film qui approntata dalla rivista, con soltanto la copertina dello scrauso dvd CDE-RCS, che almeno ebbe il merito di fare riemergere questo film tanto sottovalutato e inviso in "digitale", dal tempo delle vhs.

Che però conteneva anche una copia dal vecchio master sdoppiato e dai colori smorti e sbavati, quasi mediocre, oltre che una grafica moderna inguardabile dei primi anni 2000 e che nulla ha a che vedere con i dipinti e le grafiche tipicamente PEA, citate, di Sandro Simeoni, vere opere d'arte. Cosa aspettate a inserirle nelle foto? 

Strepitosa come sempre la colonna sonora degli Oliver Onions- F.lli De Angelis, e la canzone omonima del film, sui titoli panoramici di questa unica straordinaria città come era molto più bella nel 1971, e cantata da Nino Manfredi.

 

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