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A House of Dynamite

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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La recensione su A House of Dynamite

di cristianabinileoni
8 stelle

La Bigelow, come sempre, è all’altezza della situazione e la regia è di altissimo livello, districandosi abilmente tra complesse procedure tecniche e garbugli politici, con un cast d’eccezione e una confezione ineccepibile…

trovate la videorecensione con inclusi gli interventi di Roberto Leoni qui:

A HOUSE OF DYNAMITE ???????? - videorecensione di Cristiana Bini Leoni con Roberto Leoni NO SPOILER

 

Vi parlerò di un film che ho visto al Festival di Venezia e che dovrebbe uscire nelle sale italiane l’8 ottobre… dovrebbe, perché essendo un film prodotto da Netflix, l’unica data davvero certa è l’uscita sulla piattaforma il 24 ottobre… questo è il motivo per cui il festival di Cannes non vuole i film delle piattaforme che non accettano la distanza di mesi tra l’uscita in sala e lo streaming online…

 

Ero molto indecisa se fosse opportuno fare una videorecensione su un film che ha un’uscita in sala così poco chiara, ma devo confessare che la decisione è stata molto influenza dalla mia passione personale per il regista di House of Dynamite, Kathryn Bigelow…

 

sì, avete sentito bene, il regista e non è un errore, perché lei, la prima regista donna ad aver vinto un premio Oscar per la regia di The Hurt Locker nel , ci tiene molto a specificare che lei non è una regista donna, ma un regista…

 

Tra l’altro, un regista che gira film, normalmente considerati appannaggio squisitamente maschile, molti di guerra e comunque tutti politici… e no, non è come ve la potreste immaginare, una specie di virago con un look mascolino, ma una bella signora elegante e naturalmente molto molto determinata…

 

Ed infatti, nei suoi film, quando ci sono - quindi non come nel film con cui ha vinto la famosa statuetta - i personaggi femminili sono sempre fantastici, anche quando non sono protagonisti, perché escono sempre dai tipici stereotipi che imperversano nell’industria dell’audiovisivo, raccontando donne vere con la loro forza ma anche con le loro fragilità, da cui però, non si fanno mai dominare…

 

E i personaggi femminili della Bigelow sono sempre molto interessanti… sin dal suo primissimo film come regista da sola, Il buio si avvicina, un road movie sui vampiri tra horror e western che amai follemente al Fantafestival di Roma del lontano 1988…

 

Un film considerato “uno dei rari esempi di cinema gotico americano postmoderno” in cui la visionaria regista ex artista d’avanguardia, utilizza tutti i generi per raccontare una improbabile storia d’amore tra un ragazzo ed una “vampira” in un’epoca ancora non inflazionata da Twilight che ha prosciugato l’argomento…

 

E la vampira, Mae, è più moderna di qualunque altra vampira mai vista sul grande schermo, con una forza incredibile grazie alla quale riesce a salvare il suo amore, ma anche un'estrema dignità con cui non si lascia sfruttare da nessuno, neanche dal ragazzo che ama…

 

Un altro personaggio femminile inconsueto è la giovane poliziotta Megan di Blue Steel, in un’epoca in cui neanche negli Stati Uniti era un lavoro così scontato per una bella ragazza come Jamie Lee Curtis costretta a dimostrare che è “anche” brava a un sistema ancora troppo maschile, riuscendo perfino ad avere la meglio sullo psicopatico che la perseguita…

 

Nel film successivo, Point Break, il primo commissionato perché lo avrebbe dovuto dirigere Ridley Scott, la surfista Tyler che introduce l’infiltrato Keanu Reeves nel mondo dei surfisti, pur non essendo un personaggio centrale, eppure è essenziale nello snodo della storia, con la sua determinazione proveniente da un trauma faticosamente ricucito…

 

Poi, c’è Strange Days, il secondo film prodotto dall’allora marito James Cameron che ne firma anche la sceneggiatura molto survoltata, in cui ci sono due personaggi femminili contrapposti come nel tipico triangolo amoroso, il protagonista Ralph Phiennes deve “salvare” la volubile ex-fidanzata Juliette Lewis di cui è ancora innamorato, aiutato dalla donna segretamente innamorata di lui, una Angela Bassett in stato di grazia, capace di combattere duramente, come di essere una mamma affettuosa e attenta, senza mai sembrare forzata in un mondo dove tutto è forzato…

 

Ne Il mistero dell’acqua, il triangolo si sdoppia nei due piani narrativi. Quello moderno con un famoso scrittore Sean Penn, la sua interessante moglie, anche lei scrittrice e l’affascinante ex amante, una meravigliosa Elisabeth Hurley - che ricorderete sicuramente per il celeberrimo abito di Versace indossato alla prima di Quattro Matrimoni e un funerale dove andò con l’allora fidanzato Hugh Grant…

 

L’altro piano narrativo, invece, è la storia su cui sta indagando la scrittrice in cui il triangolo è formato da un marito/fratello, dalla sua giovane moglie e dalla troppo affezionata sorella che nasconde una relazione incestuosa…

 

Entrambe le storie sono completamente incentrate sui personaggi femminili, con i relativi richiami tra le due epoche…

 

Nei due film successivi, i personaggi femminili mancano completamente perché sono K19 sul vero incidente capitato ad un sommergibile russo carico di missili nucleari e il film del premio Oscar alla regia, The Hurt Locker su artificeri e sminatori di bombe americani in Iraq…

 

Però, in Zero Dark Thirty, nonostante sia la storia degli uomini impegnati nella cattura di Bin Laden, la protagonista è Maya una giovane agente della CIA che combatte per dimostrare di aver avuto l’intuizione vincente sulla posizione del nascondiglio del ricercato numero uno...

 

Maya è il nome in codice del vero agente a cui è ispirata e forse la cosa che colpisce di più è l’evoluzione del personaggio che all’inizi, con un atteggiamento molto “femminile”, guarda scandalizzato le torture dei prigionieri, ma poi procedendo nella sua caccia a Bin Laden si rassegna ad accettarle come inevitabili per scoprire la verità…

 

Detroit è la terza pellicola scritta da Mark Boal per la Bigelow e narra di un evento realmente accaduto durante gli scontri con la comunità afroamericana del 1967 ed anche qui i personaggi femminili sono molto marginali, due ragazze bianche che si trovano tra le vittime della polizia violenta determinata a zittire la protesta ad ogni costo…

 

Ed ovviamente questa carrellata dei personaggi femminili della Bigelow arriva a The House of Dynamite, dove la stupenda Rebecca Ferguson - nota per il suo ruolo di Ilsa Faust in tre Mission Impossible - è la protagonista della prima delle tre parti in cui è diviso il film, capace di farci immedesimare in un Capitano che all’interno della Situation Room della Casa Bianca, senza perdere lucidità e senza lasciarsi distrarre dall’idea del figlioletto e del marito ignari di quanto sta accadendo, deve affrontare la peggiore situazione possibile…

 

…non vi rivelo nulla che non sia chiaro già nei primi minuti… è stato rilevato un missile di provenienza sconosciuta in arrivo su Chicago in 19 minuti…

 

Ed il film ci racconta per tre volte questi 19 minuti visti da tre postazioni diverse, oltre alla Situation Room, c’è il Comando Strategico Militare dove generali con diverse sensibilità si scontrano sulla ricerca di eventuali soluzioni ed infine la macchina del Presidente degli Stati Uniti, dove deve essere presa la decisione finale…

 

La Bigelow, come sempre, è all’altezza della situazione e la regia è di altissimo livello, districandosi abilmente tra complesse procedure tecniche e garbugli politici, con un cast d’eccezione e una confezione ineccepibile…

 

Unico neo, forse è che si sente la mancanza dello sceneggiatore degli ultimi film a partire da The Hart Locker, Mark Boal, con la sua asciuttezza che così bene si incontra con la visione della Bigelow...

 

Invece, lo sceneggiatore Noah Oppenheim, giornalista noto per la sceneggiatura di Jackie, sulla moglie di Kennedy, che ha la tendenza ad aggiungere le tipiche scene che devono rendere “umani” i personaggi con telefonate a figlie e mariti in un film che in realtà non ne ha alcun bisogno…

 

…perché dovrebbe essere concentrato sull’assurdità di quanto ancora oggi nel ventunesimo sia sempre più vicino il pericolo di una guerra nucleare che ci spazzerebbe via dal pianeta…

 

Probabilmente, qualche cinefilo ha notato che la trama richiama in maniera impressionante quella di uno splendido film di ben 61 anni fa, A prova di errore, Fail Safe di Sidney Lumet con due indimenticabili protagonisti come Walter Mattahu nel ruolo di un consulente del Pentagono ed Henry Fonda in quello del Presidente Statunitense che la Bigelow, invece, affida ad un iconico Idris Elba …

 

Nessuno cita questo evidentissimo richiamo, ovviamente in versione aggiornata e corretta ad un film come quello di Lumet del 1964, ingiustamente dimenticato a causa di una denuncia di Stanley Kubrick…

 

Nel documentario Inside the Making of Dr. Strangelove di cui trovate il link nella descrizione, lo stesso Lumet ci spiega cosa successe…

 

"Iniziammo il casting. Fonda era già pronto... il che ovviamente comportava un grosso impegno economico. Io ero pronto, Walter [Bernstein, lo sceneggiatore] era pronto... E all'improvviso arrivò questa causa, intentata da Stanley Kubrick e dalla Columbia Pictures."

 

Cosa è successo? Mentre gira il Dr.Stranamore per la Columbia, Kubrick scopre che una produzione indipendente sta girando Fail Safe che ha un tema simile… in realtà, il genere è completamente diverso, come tutti sappiamo il suo è una satira nera, mentre l’altro è un thriller politico…

 

…ma Kubrick preferisce evitare che un film dell'acclamato regista Sidney Lumet con attori di prim'ordine come Henry Fonda e Walter Matthau esca prima del suo e convince la Columbia a fare una causa per plagio sostenendo che uno dei protagonisti del libro da cui è tratto A prova di errore sia copiato dal dr. Stranamore di Red Alert da cui lui ha tratto la sceneggiatura del suo film…

 

…evidentemente nel cinema, come in amore, è tutto permesso, perché anche se il personaggio del dr. Stranamore nel libro non c’è affatto, la Columbia in via stragiudiziale ottiene di acquistare anche A prova di errore distribuendolo otto mesi dopo l’uscita - ed il grandissimo successo - del film di Kubrick, con il risultato che il secondo film ha un grande successo di critica, ma un modestissimo risultato al botteghino…

 

Roberto comunque, adora entrambi i film forse con una propensione per l’ironia geniale di quello di Kubrick…

 

 

 

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