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A House of Dynamite

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su A House of Dynamite

di alan smithee
7 stelle

 

VENEZIA 82 - CONCORSO

Un missile contenente una testata atomica viene intercettato dai radar della base militare di Fort Greely, in Alaska, come diretto verso Chicago, lanciato da qualche luogo non ben stabilito se non per il fatto di trovarsi affacciato sull'oceano Pacifico, da parte di un nemico non chiaramente individuato.

Si tratta poi di un ordigno molto sofisticato, in grado di sfuggire a ogni tentativo di disinnesco o di cambiamento di rotta da parte delle forze USA.

I minuti per decidere il da farsi sono davvero pochi. Il panico rischia di annebbiare la razionalità.

La trama, divisa in due parti speculari divise dal titolo che subentra dunque a metà film, si concentra sulle frenetiche ore in cui l'amministrazione, nella figura di una brillante funzionaria governativa (Rebecca Ferguson) da una parte, ed il Presidente USA dall'altra (Idris Elba) devono da una parte capire chi sia il responsabile, e dall'altro decidere se e come rispondere all'attacco, come correre ai ripari, come gestire la risposta ufficiale da rendere poi pubblica, affrontando un'escalation geopolitica mai accaduta prima, oltre alle future conseguenze che la caduta del missile a gittata nucleare genererà sulla sorte dell'intero pianeta.

In entrambe le versioni del concitato racconto, un ruolo importante assume un giovane ufficiale interpretato da Gabriel Basso, che, a stretto contatto con entrambe le prestigiose figure, cerca di ottenere informazioni utili per poter permettere al presidente e al suo staff di poter prendere la decisione più illuminata: reagire attaccando nemici sospetti ma non chiaramente identificati, o correre ai ripari cercando di porre in salvo più civili possibili?

Con lo stile inconfondibile, dinamico ed altamente adrenalinico e galvanizzato che ha reso il marchio Bigelow una garanzia di dinamismo e virtuosismo tecnico, unito a una capacità di narrazione ad alto tasso di tensione, l'ultimo, tesissimo film della grintosa, celebrata regista Premio Oscar Kathryn Bigelow affonda le radici nel pericolo, ancora oggi più attuale che mai, pur se forse un po' relegato in sordina, della minaccia nucleare che continua a sussistere, in un mondo moderno che vive nel paradosso che basti una fiammata ad incendiare la miccia sempre a portata di mano delle potenze nemiche, senza che il resto del mondo si renda effettivamente conto del pericolo che incombe.

Quello cioè che anche un banale errore umano possa essere in grado di innescare una fine inesorabile, in un mondo odierno che si preoccupa pur condivisibilmente di immissioni e di riscaldamento del globo terrestre, forse senza tuttavia pensare con la medesima costanza al non meno bruciante pericolo di un annientamento costante sotto cui si è costretti a vivere dai tempi in cui il nucleare si è trasformato in una forma di supremazia minaccia, ben prima ed oltre che in una forma di sfruttamento energetico di fatto lungimirante e non inquinante.

Il film funziona bene, allarma e crea tensione, e descrive con un misto tra disincanto e un cenno critico il tipico atteggiamento americano paternalista e sicuro di sé che vive del valore della famiglia e degli affetti, ma non per questo rinuncia all'uso della violenza e della supremazia, divenendo oggetto di attacchi di avversari che sono tali anche per giustificare il ruolo di paladino di una libertà che lo stesso sogno americano si è dato come fine supremo, garante di un concetto di democrazia e libertà di pensiero e di azione che non sempre risultano coerenti con gli intenti sventagliati al resto del globo.

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